Vaccino, il piano è in salita: operazioni a rilento, si parte dallo Spallanzani

Vaccino, il piano è in salita: operazioni a rilento, si parte dallo Spallanzani
di Mauro Evangelisti
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Sabato 19 Dicembre 2020, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 12:01

A Natale partiranno dal Belgio 9.750 dosi del vaccino Pfizer-BioNTech. Il 26 saranno consegnate all'Istituto Spallanzani di Roma, dove ci sono dei super frigoriferi che possono conservare fino a 300mila fiale. Il giorno dopo saranno distribuite in tutta Italia, in particolare 1.620 andranno in Lombardia, 975 in Emilia-Romagna, 955 nel Lazio, 910 in Piemonte e 875 in Veneto. Il 27 dicembre, in contemporanea con gli altri Paesi europei, inizierà la vaccinazione anti-Covid, anche se sarà una partenza simbolica, visto il numero limitato di dosi. Le primissime vaccinazioni in Italia saranno eseguite, già al mattino del 27, allo Spallanzani, l'ospedale di eccellenza che ha vissuto un 2020 in prima linea contro il coronavirus: a dieci tra infermieri, medici e ricercatori (donne e uomini) sarà somministrata la prima dose di Pfizer-BioNTech. Nel pomeriggio si procederà nel resto d'Italia.

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LE TAPPE
Entro gennaio le dosi saranno oltre 1,8 milioni. Successivamente si aggiungeranno quelle di Moderna, da cui ieri l'Unione Europea ha acquistato altri 80 milioni di fiale (in totale 160). Questo è lo scenario, ma ci sono alcuni intoppi lungo la strada. Non c'è solo il tema della catena del freddo che dovrà essere garantita a Pfizer (sempre sotto meno 70 gradi).

Il bugiardino del vaccino (BNT162b2c), distribuito nel Regno Unito, spiega che ogni flaconcino (0,45 ml) contiene 5 dosi di 30 microgrammi che vanno scongelate, preparate e diluite, somministrate a coppia a distanza di 21 giorni. La persona è protetta sette giorni dopo la seconda iniezione.


I NODI
Primo problema: una volta scongelato, il vaccino non diluito può essere conservato per un massimo di 5 giorni a una temperatura tra 2 e 8 gradi e fino a 2 ore fino a 25 gradi. In sintesi: prima di togliere dai super frigoriferi le fiale bisognerà avere ben chiaro il percorso della vaccinazione. Ma c'è anche altro: è necessaria la presenza di un medico per controllare chi viene vaccinato per 30 minuti (prima e dopo l'iniezione). Sia chiaro: gli effetti collaterali rientrano nella normalità, ma comunque sarà necessario vigilare. Oltre alle reazioni allergiche, sono possibili febbre, mal di testa, dolori alle ossa. Adolfo Pagnanelli, primario del pronto soccorso del Policlinico Casilino di Roma: «Ci si potrebbe organizzare un po' come in un seggio elettorale, con un medico che sovrintende alle iniezioni in 3 o 4 postazioni». Altro problema: la più ampia vaccinazione della storia avverrà in piena pandemia, con sistemi di protezione, percorsi, divisioni e questo rallenterà moltissimo le operazioni. «Dobbiamo anche capire - racconta il dottor Pier Luigi Bartoletti, medico romano che guida le Usca-r nel Lazio - se sarà necessario eseguire il tampone a tutti, prima di vaccinarsi». Ieri l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato, ha spiegato che «nella prima fase saranno vaccinati gli operatori sanitari vaccinatori». Secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza «l'impatto sulla popolazione della vaccinazione anti-Covid lo vedremo a primavera inoltrata». Molto dipenderà dai tempi dell'autorizzazione del vaccino AstraZeneca (l'Italia ha opzionato 40 milioni di dosi), mentre anche i russi hanno presentato richiesta di autorizzazione a Ema (agenzia europea) per lo Spuntik V.


RINFORZI
Ecco, qui si presenta un altro nodo: troveremo i 15mila operatori che devono potenziare la macchina dei vaccini? Si parla di 12mila infermieri e 3mila medici. Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed (sindacato dei medici): «Un aiuto potrà arrivare dagli specializzandi, ma non si può pensare di ripagarli solo con i crediti formativi. Visto che si partirà dagli operatori sanitari e che comunque il vaccino può dare qualche effetto collaterale per 24 ore, bisognerà organizzare bene la turnazione. Non si può vaccinare nello stesso giorno, ad esempio, tutti i medici e gli infermieri di uno stesso reparto». Secondo Natale Di Cola, segretario Cgil Roma-Lazio, si rischia di non trovare i 12 mila infermieri necessari: «Ricorrere alle agenzie interinali è un errore, si creano altri precari. Questa macchina dei vaccini rischia di essere a regime per anni, poiché si prevede che, come avviene per l'influenza, sarà necessario ciclicamente somministrare il siero anti Covid-19».

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