Nessun rischio per prestiti e correntisti Sul Monte fiato sospeso in Piazza Affari

Nessun rischio per prestiti e correntisti Sul Monte fiato sospeso in Piazza Affari
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Lunedì 27 Ottobre 2014, 06:14
LE CONSEGUENZE
ROMA Le pagelle della Bce sono arrivate un po' come un terremoto a Siena e a Genova. E non importa quanto questo terremoto fosse stato annunciato. La Borsa oggi darà il suo giudizio. E non è escluso che possa anche essere amaro, visto che Mps dovrà tappare un buco targato Bce di 2,1 miliardi, mentre a Carige toccherà mettere una toppa da 814 milioni. Qualunque siano le strade che sceglieranno di imboccare le due banche, non è in discussione la solidità degli istituti. Lo stesso vice direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta, non a caso ha sottolineato più volte in conferenza stampa la promozione piena guadagnata da tutti i bilanci delle 15 banche italiane interessate, Mps e Carige, comprese, che hanno già messo mano al portafoglio negli ultimi mesi.
Del resto, le due banche in questione hanno superato senza affanni lo stress test di base, in linea con le previsione della Commissione europea. Ma le carte in tavola, cambiano molto se invece, come fatto dalla Bce, si mette sul tavolo uno scenario apocalittico seppure con una probabilità di verificarsi prossima allo zero, secondo la stessa Bankitalia.
NESSUNO DEVE TEMERE
Per reggere il colpo di uno scenario del genere, seppure tanto irrealistico, i due istituti dovranno coprire complessivamente 2,9 miliardi di «carenze» di capitale. E lo dovranno fare entro e non oltre nove mesi da oggi. Questo significa che aumentano i rischi per i clienti o per i risparmiatori? Assolutamente no: clienti e risparmiatori «possono stare tranquilli».
IL NODO AGGREGAZIONE

Tra le misure esaminate ieri dal cda senese che saranno contenute nel piano di capitale da inoltrare a Bce, oltre a un bond ibrido, vendita di asset e di attivi, rientra l'esame delle opzioni strategiche, come avrebbe riferito Profumo. Mps, confermando le anticipazioni del Messaggero, ha dato un mandato a Ubs e Citi per studiare un polo di aggregazione, benedetto da Bankitalia che sarebbe «estremamente felice, se fosse un'operazione in grado di rilanciare l'offerta di credito all'economia reale e rafforzare la solidità della banca», sono state le parole del vice dg Fabio Panetta. L'opzione principale porta alle nozze con Ubi. Al cda Alessandro Profumo avrebbe riferito comunque che per manifestare l'irritazione verso il verdetto punitivo, avrebbe bussato alla porta di Giorgio Napolitano, Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan e naturalmente di Ignazio Visco.
LO SCONTRO IN CARIGE
Acque agitate anche in Carige: la Fondazione è determinata a votare contro l'aumento da 500 milioni, deciso ieri dal cda (voto unanime, solo Remo Checconi rappresentante delle coop avrebbe avuto da ridire) per colmare la carenza di capitale, evidenziata dalla Bce di 814 milioni e a votare un'azione di responsabilità contro il vertice.
Il regista Mediobanca si è dichiarato pronto a garantirne fino a 650 milioni, una somma più alta per coprire il rischio che la vendita delle due assicurazioni al fondo Apollo possa saltare. Ieri pomeriggio c'è stato un vertice fra le parti, nel corso del quale l'acquirente avrebbe manifestato l'intenzione di chiedere lo sconto a 250 milioni. Oltre alle polizze, Genova vuol vendere Creditis, Banca Cesare Ponti e fondere le Casse di Savona e Carrara nella capogruppo. Un eventuale no in assemblea all'aumento aprirebbe le porte al commissariamento dell'istituto. Comunque al di là delle manovre dell'ente, l'uomo d'affari Andrea Bonomi sarebbe disponibile a partecipare alla ricapitalizzazione, ma come aveva già fatto nella scorsa primavera, porrebbe alcune condizioni: in primis quella di diventare il socio principale e quindi nominare la governance.
R. Amo
r. dim.
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