CAVALLO DI BATTAGLIA
E' un cavallo di battaglia pentastellato, anche se pure la Lega ha un progetto di legge ancor più restrittivo, in cui i giorni di apertura festiva consentiti sarebbero solo 8 mentre per i Cinque Stelle solo 12. E in entrambi i casi si delega alle Regioni la disciplina attuativa territoriale. Per Di Maio, la liberalizzazione delle aperture festive sta addirittura «distruggendo le famiglie italiane». E si ripete insistentemente che l'Italia sarebbe l'unico paese Ue ad aver adottato sotto l'efferato Mario Monti - un regime di mancate restrizioni.
Con tutto il rispetto, i dati mostrano che si tratta di sciocchezze propagandistiche. Innanzitutto i paesi in Ue a non avere restrizioni sugli orari di apertura sono 16 su 28, cioè la maggioranza. Anche in Stati dove sussistono maggiori limitazioni, come Grecia, Germania e Francia, le deroghe alla chiusura domenicale e festiva sono molto più ampie di quelle a cui mirano Cinque Stelle e Lega, limitate agli esercizi ubicati in aree turistiche.
In seconda battuta, l'impegno a preservare il riposo e le cure parentali dei lavoratori del settore passa per il rispetto delle condizioni contrattuali che prevedono turni, giorni di riposo e incrementi di retribuzione per il lavoro in giorni festivi, nonché il diritto a rifiutare prestazioni festive per condizioni particolari, come ad esempio per i genitori di bimbi piccoli.
DIRITTI DEI CONSUMATORI
Terzo: passare da un regime di libertà a uno restrittivo significa calpestare i diritti dei consumatori. Federdistribuzione stima in 12 milioni gli italiani che fanno acquisti domenicali nel nostro Paese, naturalmente non tutte le domeniche ma cumulativamente. E per la grande distribuzione il valore medio dell'incasso domenicale è spesso il doppio del giorno feriale, e pari all'80-90% di quello del sabato.
Quarto: dovunque nel mondo siano state effettuate indagini e ricerche sugli effetti in termini di occupati della liberalizzazione delle aperture, i risultati sono univoci. Più occupati e più consumi. Si va dalla forbice tra il +7% e il +9% degli occupati calcolati da Christos Genakos e Svetoslav Danchev come effetto delle liberalizzazioni disposte da 30 nazioni europee negli anni 1999-2013, al +4% di occupati stimati in Germania da Mario Bossler e Michael Oberfichter come effetto delle minori restrizioni alle aperture disposte nel settore degli alimentari.
Per tacere dei numerosi studi sugli analoghi effetti in nazioni non europee. E del fatto che in famiglie dove a lavorare sono entrambi i partner la possibilità di organizzare il proprio tempo dedicando la domenica alla spesa è un implicito sostegno all'aumento del tasso di occupazione, soprattutto quello femminile che del nostro paese è un tallone d'Achille.
COMMERCIO DI PROSSIMITÀ
Se si vuole sostenere il commercio di prossimità, come dichiarano Lega e Cinque Stelle in quanto ed è vero- falcidiato dagli anni di crisi, si scelgano pure altre leve. Ma non si tocchi la libera apertura. Essa tutela meglio i consumatori, sostiene il PIL, incentiva una distribuzione più diversificata ed efficiente. Lo Stato paternalista che decide lui quando far chiudere per fini etici è un falso mito. Oggi nessuno è obbligato a restare aperto. Mentre un mondo in cui la politica torna a obbligarti a star chiuso è sempre e comunque un passo indietro.
Oscar Giannino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA