Oscar Giannino

Negozi chiusi, la domenica, la serrata imposta per legge che non tutela i consumatori

Negozi chiusi, la domenica, la serrata imposta per legge che non tutela i consumatori
di Oscar Giannino
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Lunedì 10 Settembre 2018, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 15:30
Il vicepremier Di Maio ha confermato ieri l'approvazione entro l'anno della nuova legge sulla chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi, includendola insieme al reddito di cittadinanza nel pacchetto ristretto di misure a cui i Cinque Stelle tengono di più.

CAVALLO DI BATTAGLIA
E' un cavallo di battaglia pentastellato, anche se pure la Lega ha un progetto di legge ancor più restrittivo, in cui i giorni di apertura festiva consentiti sarebbero solo 8 mentre per i Cinque Stelle solo 12. E in entrambi i casi si delega alle Regioni la disciplina attuativa territoriale. Per Di Maio, la liberalizzazione delle aperture festive sta addirittura «distruggendo le famiglie italiane». E si ripete insistentemente che l'Italia sarebbe l'unico paese Ue ad aver adottato sotto l'efferato Mario Monti - un regime di mancate restrizioni.

 

Con tutto il rispetto, i dati mostrano che si tratta di sciocchezze propagandistiche. Innanzitutto i paesi in Ue a non avere restrizioni sugli orari di apertura sono 16 su 28, cioè la maggioranza. Anche in Stati dove sussistono maggiori limitazioni, come Grecia, Germania e Francia, le deroghe alla chiusura domenicale e festiva sono molto più ampie di quelle a cui mirano Cinque Stelle e Lega, limitate agli esercizi ubicati in aree turistiche.
In seconda battuta, l'impegno a preservare il riposo e le cure parentali dei lavoratori del settore passa per il rispetto delle condizioni contrattuali che prevedono turni, giorni di riposo e incrementi di retribuzione per il lavoro in giorni festivi, nonché il diritto a rifiutare prestazioni festive per condizioni particolari, come ad esempio per i genitori di bimbi piccoli.
DIRITTI DEI CONSUMATORI
Terzo: passare da un regime di libertà a uno restrittivo significa calpestare i diritti dei consumatori. Federdistribuzione stima in 12 milioni gli italiani che fanno acquisti domenicali nel nostro Paese, naturalmente non tutte le domeniche ma cumulativamente. E per la grande distribuzione il valore medio dell'incasso domenicale è spesso il doppio del giorno feriale, e pari all'80-90% di quello del sabato.
Quarto: dovunque nel mondo siano state effettuate indagini e ricerche sugli effetti in termini di occupati della liberalizzazione delle aperture, i risultati sono univoci. Più occupati e più consumi. Si va dalla forbice tra il +7% e il +9% degli occupati calcolati da Christos Genakos e Svetoslav Danchev come effetto delle liberalizzazioni disposte da 30 nazioni europee negli anni 1999-2013, al +4% di occupati stimati in Germania da Mario Bossler e Michael Oberfichter come effetto delle minori restrizioni alle aperture disposte nel settore degli alimentari.
Per tacere dei numerosi studi sugli analoghi effetti in nazioni non europee. E del fatto che in famiglie dove a lavorare sono entrambi i partner la possibilità di organizzare il proprio tempo dedicando la domenica alla spesa è un implicito sostegno all'aumento del tasso di occupazione, soprattutto quello femminile che del nostro paese è un tallone d'Achille.
COMMERCIO DI PROSSIMITÀ
Se si vuole sostenere il commercio di prossimità, come dichiarano Lega e Cinque Stelle in quanto ed è vero- falcidiato dagli anni di crisi, si scelgano pure altre leve. Ma non si tocchi la libera apertura. Essa tutela meglio i consumatori, sostiene il PIL, incentiva una distribuzione più diversificata ed efficiente. Lo Stato paternalista che decide lui quando far chiudere per fini etici è un falso mito. Oggi nessuno è obbligato a restare aperto. Mentre un mondo in cui la politica torna a obbligarti a star chiuso è sempre e comunque un passo indietro.
Oscar Giannino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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