«Nuovo bipolarismo», il segretario del Pd Letta affonda i 5Stelle. Di Maio: Conte saldo

«Nuovo bipolarismo», il segretario del Pd Letta affonda i 5Stelle. Di Maio: Conte saldo
di Mario Ajello
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Lunedì 13 Settembre 2021, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 13:18

Non canta Bella Ciao con i partigiani, come ha fatto Conte l'altra sera. Ma attacca la destra: «Chi è ambiguo sui vaccini e sul Green pass è contro la salute degli italiani». Letta arriva alla festa dell'Unità di Bologna, per il discorso conclusivo, dicendo a modo suo che Conte può essere al massimo un portatore d'acqua per il Pd (altro che nuovo Prodi!), che i 5Stelle possono solo stare a rimorchio del partitone dem (del resto le percentuali del movimento di Conte sono sempre più piccole e le amministrative segneranno il super-flop) e che insomma non c'è più un tripolarismo ma di nuovo lo schema destra-sinistra. Con i grillini inglobati in questa seconda schiera.

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Le parole che usa Letta sono queste: «Stiamo entrando in una fase nuova, caratterizzata da un bipolarismo estremo.

Non c'è posizione intermedia che possa fare qualcosa di utile». Il che è una botta al centro e insieme ai 5Stelle che si sentono terza forza. E ancora: «Dall'altra parte non c'è il centrodestra moderato di Forza Italia. Ci sono Lega e Fratelli d'Italia che hanno, come partner europei, la destra estrema» E a proposito: «La mia solidarietà al Papa che ha dovuto trascorrere 15 minuti con Orban». Prosegue Letta: «Dobbiamo quindi costruire intorno a noi una coalizioneà». Probabilmente assicurando a Conte un rifugio da junior partner nel nuovo centrosinistra allargato.

I Cinquestelle


Quanti stellati, a cominciare da Di Maio, sono pronti ad accettare questa sorte? Conte è il primo a volerla - «E' più nostro che loro», dicono tutti infatti alla Festa dell'Unità - ma tanti grillini non intendono morire lettiani. E non sembrano in sintonia con il nuovo corso di Conte. Al punto che molti, alla festa di Bologna hanno letto al contrario le parole pronunciate proprio ieri da Di Maio: «Le elezioni comunali non sono un test per Conte». Un modo forse per dire che lo sono e da questo test, prevedibilmente disastroso per M5S, Conte non potrà che uscire ammaccato. E così, parlando del bipolarismo di ritorno, Letta guarda avanti. Ma il suo grattacapo maggiore riguarda l'oggi. Ovvero il voto delle suppletive a Siena del 3 e 4 ottobre, per il collegio della Camera, che per lui non si sta dimostrando una passeggiata e potrebbe anzi essere rischioso vista la baldanza del centrodestra e tutte le vicende del Monte dei Paschi attribuite alle cattive condotte del Pd. Ce la farà, oppure no, Letta ad essere eletto in quel collegio un tempo blindato a sinistra?


IL CRUCCIO


Letta sa benissimo che quella è una partita dall'esito non scontato e che una sconfitta lo renderebbe fragilissimo dentro il partito dove da più parti - anche se la tornata delle elezioni nelle grandi città andrà probabilmente bene per il Pd - vogliono defenestrarlo o comunque infilarlo nel tritacarne del congresso anticipato. E guarda caso in prima fila sotto il tendone bolognese - oltre al vicesegretario Provenzano, ai ministri Franceschini e Orlando - c'è Stefano Bonaccini, il presidente emiliano a cui guarda come possibile successore di Letta un pezzo di partito.


Intanto, l'attuale segretario annuncia: «Noi siamo per la prosecuzione di Draghi al governo fino al 2023». Insieme a un bis di Mattarella sul Colle? Questo nome il segretario non lo fa perché lì a due passi da lui c'è Franceschini (considerato un aspirante quirinalizio) e altri nel Pd vorrebbero succedere a Mattarella. Ma anche se si voterà tra due anni, Letta è in format da voto politico: «Dal Covid si uscirà a sinistra». Nella sala incrociano tutti le dita. E non sanno se credere alla doppia promessa, da partito che punta sull'identità di sinistra, che è questa: «Ddl Zan e Ius soli riusciremo ad approvarli».
 

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