Stessa età, stessi capelli corvini, lisci, stesse labbra carnose, stessi occhi tagliati, nerissimi, stesso trucco, stesse espressioni - almeno sulle foto dell'account Instagram - stessa età anche, 23 anni. Somigliare come una goccia d'acqua a Shahraban è costata la vita a Khadidja. La sosia è diventata vittima. È stata uccisa con 55 coltellate, molte al volto, per evitare che chi la conosceva bene, magari i genitori, potessero avere qualche sospetto: tutti avrebbero dovuto pensare che il corpo di quella ragazza riversa sul sedile della macchina parcheggiata a Ingolstadt, cittadina da cartolina della Baviera, era quello di Shahraban.
L'AUTO
D'altra parte l'auto era la sua, sua la borsa con i documenti, e poi lei era scomparsa.
I GENITORI
I genitori di Shahraban avevano subito riconosciuto il corpo. Ora anche loro sono sospetti. Potrebbero addirittura essere coinvolti nell'omicidio. Una svolta nell'inchiesta c'è stata quando è emerso il video di una telecamera di sorveglianza di una pizzeria di Ingolstadt in cui appare, senza ombra di dubbio, Shahraban: viva e vegeta e anche in lacrime. La ragazza entra ed esce dal locale, poi si siede sulla soglia e si prende la testa tra le mani. L'analisi sul Dna del corpo ritrovato il 16 agosto ha confermato che era quello di Khadidja, scomparsa senza dare più notizie da mesi. Al termine di un lungo interrogatorio, ieri Shahraban avrebbe detto alla polizia che la colpa è tutta del fidanzato, che sarebbe stato lui a coinvolgerla, lui che l'avrebbe convinta a uccidere la sua sosia. Un amico della coppia dà invece un'altra versione dei fatti, secondo la quale Shahraban e Khadidja si conoscevano un'amicizia nata proprio sui social a causa della loro somiglianza. Khadidja avrebbe poi mostrato un debole per Shequir. A quel punto Shahraban avrebbe chiesto al ragazzo di sbarazzarsi della rivale come prova d'amore. Ma nemmeno questa versione convince gli inquirenti. Quasi certo invece che Khadidja sia stata uccisa a Heilbronn probabilmente a casa sua: il corpo sarebbe stato poi piazzato nell'auto della sua sosia e portato a Ingolstadt per la messinscena dello scambio di identità. Quel 16 agosto Shahraban avrebbe detto ai suoi genitori così almeno hanno raccontato che sarebbe andata a trovare il suo ex marito. Poi più niente, fino a quando non avevano ritrovato la sua Mercedes parcheggiata sulle rive del Danubio, che attraversa la città, con il corpo riverso sul sedile posteriore. «È un caso pazzesco, di certo non capita tutti i giorni e di certo non in una cittadina come la nostra» ha commentato l'altro ieri un portavoce della polizia. Il fermo di Shahraban e del suo fidanzato è stato trasformato in arresto. Per le accuse che pesano su di loro rischiano l'ergastolo, ma le indagini continuano.