Emilia, primarie: vince Bonaccini. Crolla l'affluenza

Emilia, primarie: vince Bonaccini. Crolla l'affluenza
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Lunedì 29 Settembre 2014, 06:10
IL PERSONAGGIO
dal nostro inviato
BOLOGNA Non sono andati a votare neppure gli iscritti al Pd. Non tutti, per lo meno. «Avete combinato un bel casino» disse Matteo Renzi a inizio settembre bacchettando il partito emiliano romagnolo. Il «bel casino» si è tradotto in tabelle esangui. Cinquantasettemila elettori alle primarie per dare un nome al candidato governatore della Regione dove i tesserati democrat sono 75 mila. Tanto per dare un'idea: quando ai gazebo lo scontro fu tra Renzi e Bersani, in Emilia andarono più di 400 mila. Otto volte di più.
LA DELUSIONE
Risultati deludenti, ma qualcuno col sorriso c'è. Quello di Stefano Bonaccini, il vincitore. Arriva al 61 per cento e non c'è da stupirsi. Due anni fa stava con Bersani, ora sta con Renzi, quando si è candidato sapeva di avere l'appoggio degli apparati di partito che rispondono a entrambe le correnti. Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì e suo unico avversario, si accontenta del consenso che gli arriva dalle province romagnole e di un 39 per cento che pochi pronosticavano: «Ero il figlio della povera schifosa, come si dice da noi. Il mio è un risultato straordinario».
A conti fatti, dunque, il brivido più gelido a Bonaccini lo hanno procurato i magistrati di Bologna che proprio mentre stava per iniziare la campagna elettorale hanno confermato la sua iscrizione nel registro degli indagati. Accusa: peculato. Inchiesta: spese pazze degli ex consiglieri regionali. Lui, fra i mugugni di molti, ha tenuto duro rifiutando di uscire dalla corsa e precipitandosi dai pm per dare le proprie giustificazioni. E a pochi giorni dal voto i magistrati lo hanno accontentato chiedendo l'archiviazione del suo caso.
Mentre i volontari ancora si barcamenano fra le cifre che arrivano dai seggi, i dirigenti del Partito Democratico provano a chiedersi cosa abbia causato un'affluenza così bassa. In Emilia Romagna gli iscritti al Pd sono 75 mila, vuol dire che uno su quattro non si è neppure degnato di andare a dire la sua. Per non parlare dei semplici simpatizzanti che questa volta non hanno simpatizzato per nulla preferendo fare altro. Colpa dei pasticci che hanno aggrovigliato il gioco della candidature? E quanto ha contato la disputa innescata a Roma sull'articolo 18?
MINIMIZZARE
Un po' di veleno ce lo mette lo sconfitto, Balzani: «Hanno fatto di tutto per far passare in sordina queste primarie, in modo da non turbare il candidato della nomenklatura. Questo è il risultato». Il vincitore butta acqua sul fuoco: «Campagna elettorale troppo breve». E ancora: «Le regionali appassionano meno di altre competizioni». Spiegazioni plausibili, ma i democrat sanno bene che nei giorni caldi delle candidature molti hanno storto il naso davanti alle grandi manovre sotterranee per indurre il sindaco di Imola, Daniele Manca, a ritirarsi dalla corsa.
In Emilia per le regionali si voterà il 23 novembre. Al candidato del Pd - e di tutto il centrosinistra visto che Sel dopo molti tentennamenti sta per entrare nella coalizione - rimangono due mesi per recuperare l'entusiasmo perso dal suo elettorato. Dovrà anche provare a capire quanto le vicende governative possono influire, nel bene e nel male, sulle vicende locali. E viceversa. Un risultato non esaltante nella più rossa delle regioni rosse potrebbe essere interpretato come un «avviso di mora» lanciato al governo Renzi.
Dalla sua Bonaccini ha il fatto che nel campo avversario la situazione è disastrata. Il centrodestra non è ancora riuscito a individuare un candidato che metta d'accordo tutti; i grillini hanno fatto le primarie in rete, la prescelta, Giulia Gibertoni, ha raccolto la bellezza di 266 voti e deve fare i conti con un fuoriuscito del M5S intenzionato a presentare una propria lista. Stando così le cose, anche alle Regionali vere conterà più l'affluenza dei risultati veri e propri.
Renato Pezzini
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