Coronavirus, Londra ignora ancora l'emergenza e adesso gli italiani hanno paura

Coronavirus, Londra ignora ancora l'emergenza e adesso gli italiani hanno paura
di Cristina Marconi
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Domenica 15 Marzo 2020, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 13:24

Mentre il premier Boris Johnson ha già iniziato a fare vistosi passi indietro rispetto alla linea oltranzista del «preparatevi a veder morire i vostri cari», molti dei cittadini italiani nel Regno Unito si sentono a disagio per quella che ritengono una politica comunque troppo morbida rispetto a un virus di cui conoscono bene gli effetti in Italia. E in tanti stanno cercando di tornare a casa, magari per stare più vicini ai genitori o per sfuggire alle intenzioni annunciate finora dal governo di raggiungere l'immunità di gregge attraverso il 60% dei contagi e qualche inevitabile perdita. Solo che con l'Italia zona rossa e il rischio di non riuscire più a rientrare nel Regno Unito tra quarantine forzate e divieti, anche l'impresa di tornare a casa non è facile, dopo che per settimane il numero dei voli è crollato con il numero di passeggeri.

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LA FUGA
Ma per oggi e domani Alitalia ha organizzato due collegamenti in più tra Heathrow e Fiumicino, mentre qualcuno ha preferito proseguire la via solitaria dell'autoisolamento guidando fino all'Italia. Il problema è che le scuole sono ancora aperte - «e se non li mando la contano come assenza ingiustificata», lamenta una madre con figli a un istituto cattolico e che all'università solo all'ultimo momento, ossia venerdì, si sono decisi a spostare i corsi online. E sebbene nel Regno Unito ci sia ancora una parvenza di normalità, anche se la popolazione minimizza a parole ma poi, alla prova dei fatti, si sta organizzando per chiudersi in casa, il timore che Johnson porti avanti fino in fondo la sua idea di raggiungere l'immunità di gregge attraverso un 60% dei contagi ha seminato il panico. Anche sulla stampa, che lo ha attaccato, presso l'opinione pubblica, dove solo il 36% appoggia la sua linea, e tra gli esperti, che hanno scritto una lettera al Times, firmata anche dal direttore della rivista medica The Lancet, Richard Horton, cui si dice che «non ci sono indicazioni chiare che la risposta del Regno Unito prenda atto dalle esperienze degli altri Paesi nel contenere la diffusione del Covid-19». La stessa Organizzazione mondiale della sanità, attraverso la portavoce Margaret Harris ha fatto sapere che «il virus non è stato nella nostra popolazione per un periodo sufficientemente lungo per sapere cosa faccia in termini immunologici» e che «possiamo parlare di teorie, ma al momento abbiamo una situazione in cui bisogna pensare all'azione». Una situazione che, peraltro, va peggiorando di giorno in giorno, con il numero di morti raddoppiato in un giorno da dieci a ventuno e i contagi saliti a 1.140, e la nascita, al North Middlesex University Hospital, del primo neonato affetto da coronavirus. Anche la madre è risultata positiva e non è ancora chiaro se il contagio sia avvenuto prima o durante il parto. Madre e figlio sono stati separati e il personale medico è stato messo in autoisolamento come suggerito dal governo, che però, con i titoli dei giornali che ancora cercano di dare un senso alla frase di Boris Johnson sul fatto che tanta gente «andrà via prima del tempo», ha iniziato a usare toni ben diversi in vista di un pacchetto di misure che verranno annunciate la settimana prossima. La polizia, ad esempio, potrà fermare e trattenere le persone infette e le scuole potrebbero essere costrette a rimanere aperte in base a una legge di emergenza che ci metterà un paio di settimane ad essere approvata e che, secondo le indiscrezioni, resterà in vigore per due anni. Il governo potrà interrompere il viaggio di treni, aerei e di qualunque altro veicolo e potrà chiudere i porti per mantenere la sicurezza delle frontiere qualora gli ufficiali di dogana si ammalassero dopo la Brexit, che avverrà a dicembre prossimo. Il Paese si sta anche organizzando per supplire alle inevitabili carenze nel settore delle pompe funebri e della conservazione dei corpi, ma per il momento, in modo più immediato, vieterà già dalla settimana prossima i raduni con più di 500 persone. Il tutto mentre gli Stati Uniti hanno annunciato il blocco dei collegamenti aerei con Irlanda e Regno Unito.
 

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