De Berti, prima vice donna un mastino senza trucco

De Berti, prima vice donna un mastino senza trucco
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Domenica 18 Ottobre 2020, 05:04
IL RITRATTO
VENEZIA L'unico vezzo di Elisa De Berti è il capello mechato, anche se spesso e volentieri esibisce la coda di cavallo con la frangia sbarazzina. Mai vista con un filo di ombretto, niente mascara neanche adesso che, con la mascherina resa obbligatoria dal Covid, potrebbe valorizzare gli occhi chiari. Se ama gli abiti non lo dà a vedere: a Palazzo Balbi si è sempre presentata in giacca e pantaloni neri e quelle poche volte che ha indossato una gonna l'abbinamento era spesso con uno stivalone di camoscio marrone. «Arriva dalla Bassa veronese», erano i perfidi commenti di chi squadrava dall'alto al basso gli outfit dei nuovi amministratori. Correva l'anno 2015 e tra i leghisti eletti a Palazzo Ferro Fini i più non si capacitavano della scelta di Luca Zaia: perché il rieletto governatore si era preso in giunta una che non era neanche stata eletta, sindaco di un comunetto di tremila abitanti, Isola Rizza, per di più piazzata alle Infrastrutture e ai Trasporti senza saperne un'acca, visto che di mestiere faceva l'avvocato? Appunto: si conoscevano bene, lei e Zaia? «Prima che il presidente mi chiamasse in giunta cinque anni fa ci saremo detti ciao tre, quattro volte al massimo».
Quello che evidentemente il governatore sapeva era che Elisa De Berti - 45 anni, sposata con Daniele, «un santo», madre di due gemelli quattordicenni «speciali», Alberto e Tommaso - rientra in quella categoria di amministratori che alle passerelle preferisce i risultati, una che studia perché se c'è una cosa che non sopporta è farsi trovare impreparata, un mastino con i colpi di sole che conosce a memoria il contratto di servizio di Trenitalia e che adesso ha «il chiodo fisso di Cav, il progetto dell'autostrada del Nordest che potrebbe davvero fare la differenza per il Veneto». Una che, da sindaco di Isola Rizza, non aveva esitato a gesti clamorosi, come la decisione di chiudere il municipio perché le casse erano vuote dopo i tagli imposti da Roma: «Non intendo fare l'esattore per lo Stato».
LA CHIAMATA
Venerdì, alle 14.50, il presidente Zaia l'ha chiamata. Una telefonata che tutti i 41 consiglieri regionali della maggioranza a trazione leghista avrebbero voluto ricevere. Si sapeva che, eletta per la Lega con 4.769 preferenze, era nella rosa dei papabili per la riconferma. Zaia ha fatto di più: di nuovo in giunta e pure vicepresidente della Regione Veneto, la prima donna vice a Palazzo Balbi. «Un atto di fiducia, una grande responsabilità. Lavorare con il presidente Zaia è l'esperienza più bella che un amministratore possa fare. Ed è tanto, tanto esigente». Ma guai a dirle che tra cinque anni, con Zaia non più ricandidabile, potrebbe essere lei la favorita alla successione: «La figura del vicepresidente non ha nessuna attinenza alla successione». Da ieri, oltre ai Lavori pubblici e ai Trasporti, si occuperà anche di Affari legali e contenzioso. E la famiglia? «Ho un bravo marito e due bravi figli».
Al.Va.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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