Volevano uccidere l'assassino di Palli ad Aprilia, ma il boss fermò tutti

Volevano uccidere l'assassino di Palli ad Aprilia, ma il boss fermò tutti
di Giovanni Del Giaccio
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Sabato 19 Febbraio 2022, 08:43

Erano così in grado di controllare il territorio che erano pronti a vendicare l'omicidio di Luca Palli, avvenuto ad Aprilia il 31 ottobre 2017. Sono i componenti del locale di ndrangheta operativo tra Anzio, Nettuno e appunto Aprilia, sgominato giovedì dai carabinieri in esecuzione a misure richieste dai magistrati della direzione distrettuale antimafia ed emesse dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma.

Chi avesse ucciso Luca Palli lo sapevano ed erano pronti a intervenire, ma a bloccarli è stato Giacomo Madaffari, ritenuto il capo della ndrina.

Nell'atto che ha portato a 65 arresti e a far scoprire gli affari legati al traffico di cocaina, i rapporti con la politica di Anzio e Nettuno, le attività di illecito smaltimento dei rifiuti e il possesso di armi, c'è anche un passaggio sul delitto. Madaffari placa gli animi di chi, sapendo che a sparare è stato Massimiliano Sparacio (successivamente condannato a 30 anni) vuole andare a eliminarlo. L'esponente di ndrangheta spiega che sarebbe un errore e nell'ordinanza si legge che ha dissuaso due componenti del gruppo a intervenire, spiegando: «il maresciallo, qua di Aprilia, mi ha chiamato, digli a Patrizio di fermarsi immediatamente, perché sanno tutto, sanno tutto, digli di non muoversi. Patrizio, io ho parlato con questo qua, mi ha detto di lasciar perdere, stai lontano perché se lo andate a toccare vi arrestano a tutti». In realtà di lì a pochi giorni i militari del reparto territoriale eseguirono gli arresti. Non solo, Madaffari sottolinea: «Se era uno di noi, sappiamo come dobbiamo muoverci, ma mai subito però». A riferire le circostanze delle indagini a Madaffari è un maresciallo in servizio ad Aprilia, come sottolinea sempre il magistrato.

I PORTI

L'interesse per gli affari non manca, poi, a un altro esponente di spicco della ndrina, Davide Perronace. Nelle intercettazioni si legge che tra i possibili lavori ci sono anche quelli per i porti di Anzio e Ponza. «Tale eventualità - si legge negli atti - gli è stata prospettata da un suo contatto a sua volta in collegamento con il vice sindaco di Anzio». A Ponza, in particolare, sembra prospettarsi la possibilità di realizzare un depuratore. E la soluzione qual è? «L'unione fa la forza, tu hai 90 codici, i miei cugini lavorano da 40 anni...» Insomma, il modo di partecipare (e vincere) si trova. Uno dei contatti per l'operazione? Una vecchia conoscenza delle cronache pontine, l'ex presidente (qui non indagato) del Latina Calcio Angelo Ferullo: «Sto a fa l'anello di congiunzione - dice l'interlocutore - tra un ingegnere di Roma, il Comune e Angelo Ferullo». Cioè colui che insieme ad altri due rappresentò la cordata di Anzio che prese il Latina calcio da Maietta e Aprile, portandolo al fallimento.
Giovanni Del Giaccio
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