Locale di ndrangheta, sette arresti ad Aprilia. Così volevano infiltrarsi in Comune

La caserma dei carabinieri di Anzio, dove sono state eseguite il maggior numero di misure
di Giovanni Del Giaccio
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Venerdì 18 Febbraio 2022, 08:28

Esportare il sistema messo in piedi nei rapporti con le amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno anche ad Aprilia. Era l'obiettivo del gruppo legato alla ndrangheta sgominato ieri dai carabinieri su mandato della direzione distrettuale antimafia. Le famiglie calabresi dei Gallace, Madaffari e Perronace si muovevano nel traffico di droga e reinvestivano i proventi in attività lecite - dai bar alle pizzerie, dall'edilizia ai servizi pubblici - con ramificazioni in mezza Italia e una base ad Aprilia.
I militari del reparto territoriale hanno dato esecuzione a sette delle sessantacinque misure cautelari emesse dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma, con accuse che vanno a vario titolo dall'associazione a delinquere di stampo mafioso al traffico di droga, dal concorso esterno nella stessa associazione alla detenzione di armi da fuoco, fino a reati ambientali. In tutto gli indagati sono 74 tra la Calabria, Anzio, Nettuno e Aprilia. Ieri mattina oltre a eseguire gli arresti gli uomini del colonnello Paolo Guida hanno dato esecuzione anche a una serie di perquisizioni e acquisito dei documenti sui quali ci saranno ulteriori accertamenti.
Dal comando pontino non emergono ulteriori particolari, il caso è stato seguito direttamente dal nucleo investigativo dell'Arma di Roma, ma il metodo messo in piedi sembra fosse lo stesso che c'era sul litorale romano.
Da tempo, del resto, è noto che la famiglia Gallace ha allargato su Aprilia gli interessi legati al traffico di sostanze stupefacenti

GLI EPISODI

Le ditte operative ad Anzio si erano proposte anche in alcune realtà di Aprilia per smaltire illegalmente i liquami che anziché essere portati nei luoghi deputati, venivano gettati in un tombino e quindi nella rete fognaria della città neroniana, all'interno di una delle società coinvolte, dove quell'allaccio era stato realizzato appositamente. L'azienda aveva proposto il sistema, attraverso conoscenze della famiglia Perronace, anche ad alcuni imprenditori di Aprilia e in cambio di poche centinaia di euro aveva smaltito illecitamente i liquami. In tal senso viene contestato un episodio, mentre un altro riguarda un ingente traffico di droga da raffinare. Il gruppo facente capo a Giacomo Madaffari e Bruno Gallace, comunque, cercava come aveva fatto a sud di Roma di entrare in contatto con esponenti politici per lavori all'interno del Comune.
Giovanni Del Giaccio
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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