Piccoli schermi massima definizione

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Lunedì 20 Ottobre 2014, 06:10
LA SFIDA
Grandezza chiama brillantezza. La corsa all'ingrandimento degli schermi degli smartphone fa rima con la loro maggior definizione, così in nome di una visione migliore è partita da tempo la corsa verso il top della risoluzione. Figlio della trasformazione dell'ex cellulare in un polo multimediale, l'incremento ha subito una clamorosa accelerazione negli ultimi due anni con l'arrivo dei phablet. Curioso pensare che dai 160 x 293 pixels di Simon, il primo smartphone della storia prodotto e lanciato da IBM nel 1994, la crescita sia evoluta gradualmente fino al primo Samsung Galaxy S (risoluzione 800 x 480 pixels) del 2010 per poi spingere forte nell'ultimo triennio con l'introduzione di nuovi standard poco indicativi per la massa e sui quali anche esperti e addetti ai lavori tendono a dividersi.
Un illuminante studio in merito del ricercatore spagnolo Alex Barredo, che ha analizzato oltre settemila modelli, ha dimostrato come sia da ascrivere proprio a Samsung il ruolo primario nella corsa ai display XL sdoganando i cinque pollici con il primo Galaxy Note e il Galaxy Mega, con LG, Sony e HTC tra i primi a seguirne le orme. Il resto è storia di questi giorni, con Apple che si è accodata al treno per accontentare la volontà di utenti che lo smartphone lo utilizzano ormai per tutto tranne quasi che per telefonare (grazie a WhatsApp, Line, WeChat, Skype e Viber).
C'È CHI DICE NO
Tornando alla guerra della risoluzione, questo sarà ricordato come l'anno della risoluzione 2K, pari cioè a 2560 x 1440 pixels e sintetizzata nello standard quad HD che, semplificando i concetti tecnici, corrisponde al quadruplo del Full HD, fino a ieri il top dell'offerta smartphone e oggi relegato ai dispositivi di fascia media. A bruciare le tappe è stata per prima LG con l'innovativo G3, forte di un display da 5.5 pollici e molte funzioni inedite ma celebrato per essere appunto il primo terminale con una risoluzione riservata fino ad allora solo a computer, tv, monitor e tablet professionali. Negli ultimi mesi sono arrivati altri modelli, ciò nonostante non è ancora chiaro quanto sia utile questa risoluzione sugli schermi dei telefoni. Numerosi test dimostrano una differenza su fotografie macro, non proprio la modalità più sfruttata tra quelle degli smartphone. Per questo diverse aziende, come ad esempio Sony e Huawei, che hanno deciso di continuare a puntare sul Full HD anche per i terminali top di gamma. «Non c'è motivo di salire di livello perché schermi fino a 8 pollici sono troppo piccoli e inadatti per far percepire all'occhio umano la differenza tra Full HD e Quad HD», ha spiegato Calum MacDougall, capo marketing della gamma Xperia, mentre ancora più netto è l'istrionico numero uno di Huawei, Richard Yu, per il quale «un display Quad HD non offre nessun vantaggio agli utenti».
Differenze a parte, gli sforzi maggiori ai quali è sottoposta la batteria di un telefono Quad HD è una certezza e se i primi arrivati hanno toppato il tal senso, Samsung e l'accoppiata Motorola-Google sono corsa ai ripari sostenendo l'autonomia di Note 4 (appena lanciato in Italia a 769 euro) e Nexus 6 con funzioni ad hoc che riducono i consumi e accelerano la ricarica arrivando a metà in meno di mezzora. Pecche che ancora pregiudicano in parte l'arrembaggio delle compagnie cinesi (Xiaomi, OnePlus, Oppo), alla carica con modelli dall'eccezionale hardware e prezzi ultra compatitivi, destinati ad abbassare le pretese delle colossi globali, lanciati spesso prima del tempo e a corto di soluzioni software per forzare i tempi e imporsi oltre confine.
I COMPUTER
Il copione cambia totalmente se guardiamo ai computer, dove la risoluzione è un elemento fondamentale per differenziarsi e conquistare i clienti. Vero è che si intendono in primo luogo tutti quei professionisti che necessitano di un tale mezzo per lavoro e per ottenere risultati altrimenti impossibili. Il fresco rinnovo dell'iMac ha alzato ulteriormente l'asticella pensionando quei monitor 4K svelati all'inizio dell'anno. Con il display Retina 5K da 27 pollici (risoluzione pari a 5120 x 2880, la più alta in assoluto con ben 14,7 milioni di pixel, sette volte il numero di pixel di uno schermo HD) Apple è riuscita a sorprendere anche stavolta, ancor di più pensando che è stato inserito in uno chassis spesso cinque millimetri e che la versione base dell'iMac con chip quad-core Intel Core i5 a 3.5 GHz, grafica AMD Radeon R9 M209X e Fusin Drive da 1TB è proposta a 2.629 euro. Prezzo molto simile al monitor UltraSharp, sempre da 27 pollici e risoluzione 5K, che Dell ha svelato il mese scorso. Costi proibitivi per molti (infatti non sono strumenti consumer per la casa), ma che mettono l'acquolina a chi vive di grafica e video 4K.
Alessio Caprodossi
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