Ictus, all'inferno e ritorno

Ictus, all'inferno e ritorno
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Mercoledì 17 Settembre 2014, 06:06
IL CASO
Svegliarsi una mattina e non saper più leggere. Lo choc deve essere raggelante. Immaginate poi se questa improvvisa afasia colpisse una scrittrice, una donna per cui la parola, il testo scritto, sono parte essenziale della sua vita, della sua personalità e delle sue speranze. Di colpo, questa persona si sente come una casa senza fondamenta, una barca senza vele: è persa in un universo «fatto di segni incomprensibili».
Ma questa non è la storia di una sconfitta.
Se la rivista Neurology Now le ha dedicato la copertina è perché questa è la storia di una smagliante vittoria. E' la storia di Esmeralda Santiago, una nota autrice portoricana che a 60 anni è stata colpita da un ictus che le aveva reso i suoi stessi libri «un universo indecifrabile e sconosciuto». E' la cronaca di una lenta ma definitiva vittoria, e di come Esmeralda sia riuscita a risalire la china, ricominciando da zero, come «un bambino che impara a leggere», fino al punto di aver recuperato tutto quello che l'ictus le aveva cancellato dal cervello. E forse di più.
I RICORDI
Esmeralda Santiago oggi parla con grande naturalezza di quei giorni che potevano facilmente finire molto peggio. Una mattina di gennaio, nel 2008, si svegliò sentendosi “strana”. Niente di più. Nel corso della giornata notò di essere particolarmente stanca. Siccome aveva dedicato molto tempo e molto impegno alle ultime pagine del suo ambizioso romanzo storico “Conquistadora”, pensò che quella spossatezza fosse una conseguenza dell'eccesso di lavoro. Consapevole tuttavia di soffrire di fibrillazione atriale, e quindi di essere a rischio di ictus, fece una videoconferenza con un'amica medico, ma tutto sembrava normale: Esmeralda non presentava nessuno dei sintomi associati a un ictus, la parola era normale, il volto non dimostrava paralisi, riusciva a muovere tutti gli arti, era lucidissima.
Così, decise di rilassarsi: andò al cinema, si riposò, ascoltò musica. E poi andò a dormire. L'indomani mattina si mise al computer, e senza neanche guardare il video, cominciò a scrivere di getto alcune frasi. Poi alzò lo sguardo, e rimase congelata: lettere senza senso, geroglifici incomprensibili le si pararono sotto gli occhi. Ecco dunque la corsa in ospedale, la Tac, l'immediato ricovero in terapia intensiva. Esmeralda aveva subito un ictus ischemico nell'area di Wernicke, cioé l'area cerebrale che controlla la comprensione della lingua scritta e parlata. In questi casi, la velocità dell'intervento è fondamentale per arginare il danno, più tempo si perde, più cellule neuronali si perdono, e il deficit può diventare permanente.
IL RECUPERO
Una volta fermato l'ictus, per la scrittrice è cominciata la fase del recupero. Per lei però è intervenuto in aiuto un fattore che molti non hanno: Esmeralda era arrivata negli Usa a 13 anni, senza parlare inglese. In uno dei suoi libri, «When I was Puerto Rican» racconta come per orgoglio imparò da sé la lingua in pochi mesi. Nonostante i suoi ottimi voti alle scuole medie a Portorico, infatti, il preside voleva farla retrocedere di un anno, per darle tempo di imparare la lingua. Lei gli fece una proposta: «Mi dia sei mesi, e se non mi metto in pari, accetto di essere retrocessa». Il preside le concesse da settembre a dicembre. Lei cominciò a frequentare la biblioteca, portandosi a casa i libri con le immagini con cui si insegnano i rudimenti della lettura ai bambini: «Ho imparato così: l'immagine di una mela, e la lettera M, l'immagine di un'auto e la lettera A, ecc».
Ridotta senza la parola, Esmeralda è tornata a usare lo stesso sistema con cui a 13 anni sbaragliò la resistenza dei suoi professori: non solo per quel dicembre del 1963 Esmeralda aveva imparato a scrivere bene in inglese, ma aveva ottenuto i voti più alti della sua classe. E adesso, a 60 anni, romanziera e memorialista affermata, Esmeralda ha imitato se stessa da ragazzina, e si è affidata ai libri per bambini, con le immagini e le lettere, per recuperare la nozione e la capacità della scrittura.
Ci sono comunque voluti mesi di lavoro, anzi quasi un anno e mezzo, perché le riuscisse di recuperare la capacità di scrivere e leggere. In un'intervista al canale tv Pbs ha raccontato che quando finalmente potè affrontare “Guerra e Pace”, un libro che si era sempre ripromessa di leggere ma non aveva mai aperto, scoppiò a piangere per la felicità.
Così, con determinazione, passione e pazienza, Esmeralda Santiago ha portato a compimento il suo “Conquistadora”, un best seller che narra la vicenda di una donna forte e intelligente, proprietaria di una piantagione nell'isola di Portorico nell'Ottocento. E adesso sta lavorando al secondo volume di quella che sarà una trilogia dedicata alla sua isola natia.
Anna Guaita
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