Una laurea in genitorialità, purtroppo o per fortuna, non esiste. Ma se ci fosse le famiglie italiane dovrebbero pensare di frequentarla perché a fronte di una potenza dei numeri, 24 milioni e 512mila nuclei familiari, emerge una debolezza, anche questa confermata dalle statistiche, dei risultati del nostro sistema educativo domestico. Possiamo partire da un primo punto critico, e cioè i genitori iper protettivi ed, a loro modo, iper presenti. Soltanto il 34 per cento dei ragazzi italiani che frequentano le scuole medie inferiori vanno a scuola da soli e non sono accompagnati da un genitore: in Germania la percentuale è il doppio, 68 per cento, e in Inghilterra schizza al 78 per cento. Quel gesto la dice lunga su quanto stiamo addosso ai figli e la carenza di mezzi pubblici come giustificazione del papà o della mamma in versione autisti full time semplicemente non regge.
L'EQUILIBRIO
«Uno dei compiti più difficili per un genitore è quello di creare un equilibrio tra la sua presenza e l'autonomia dei figli. Solo così i bambini diventano ragazzi e poi adulti: e noi purtroppo tendiamo a trascurare questo obiettivo» spiega Margherita Lanz, docente all'Università Cattolica e autrice del fortunato libro Mi fido di te, favorire l'autonomia dei figli (edizioni San Paolo). Anche dopo l'orario scolastico i figli continuano ad essere sorvegliati speciali da parte dei genitori, pronti a imbottire le giornate con impegni extra, dallo sport (sempre con accompagnamento incluso) ad altre attività. E perfino il passaggio all'università non rompe il cordone ombelicale, con il genitore che indossa gli abiti del tutor per indirizzare i figli nel dedalo delle scelte tra le varie facoltà e i diversi indirizzi di studio. Dunque, se oggi ci sono 7 milioni di giovani italiani (pari al 68 per cento dei non sposati), tra i 18 e i 34 anni, che vivono ancora con i genitori, la causa non è soltanto economica, mancanza di soldi per prendere una casa, ma risale anche a un tipo di educazione impastata di un'ingombrante presenza di mamma e papà.
I SEGNALI
«Anche questo è un segnale di una famiglia che interferisce molto e tende a proteggere» dice Elisabetta Ruspini, docente all'università Bicocca di Milano e autrice del saggio Educare al denaro (edizioni Franco Angeli). Una tendenza confermata dallo svuotamento della funzione del padre, molto spesso trasformato in un amicone, un compagno di giochi e di avventure, un pari grado, spogliato della sua autorevolezza, e dall'ancora enorme quantità di lavoro domestico che la mamme svolgono in casa, pari a 5 ore e 20 minuti al giorno.
Antonio Galdo
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