L'appuntamento sui social, le botte e il video da far circolare. A Fondi come al Pincio, a Gaeta come ad Aprilia. A Formia, invece, è bastata qualche parola di troppo per far tirar fuori il coltello a un minore e uccidere un suo coetaneo. Episodi di violenza che si stanno ripetendo con una frequenza preoccupante e che riguardano, sempre più, giovanissimi.
LE ESPERTE
«Il cervello degli adolescenti - spiega Giada Lauretti, neuropsichiatra infantile e dell'età evolutiva - si trova in una fase di crescita in cui l'agonismo e la paura di essere considerati perdenti sono più spiccati, perciò per evitare l'umiliazione di fronte al gruppo dei pari si reagisce con la collera da sfida. Il danno che ne deriva non sempre è calcolato, poiché i comportamenti a rischio degli adolescenti, soprattutto in gruppo, sono sostenuti dai processi di valutazione cerebrali tipici dell'età, che tendono a considerare solo gli aspetti positivi e gratificanti di un'azione, senza soffermarsi sulle sue conseguenze negative». E il delitto di Romeo Bondanese è una delle conseguenze estreme. Ma attenzione: «Le risse ci sono sempre state, ma oggi l'utilizzo dei social amplifica enormemente la diffusione di scene, commenti e video, con il rischio di creare un effetto di emulazione di grande portata. Nel periodo di crisi che stiamo vivendo, inoltre, il maggiore utilizzo della tecnologia con la visione di scene violente, si unisce alla riduzione del contatto sociale, probabilmente contribuendo ad incrementare la frustrazione e la carica aggressiva e a far collassare quel sistema di inibizione della violenza presente nel nostro cervello, che ha l'importante ruolo di bloccare il ferimento del proprio simile nelle competizioni».
Per Michaëla Liuccio, sociologa della Sapienza Università di Roma: «Oggi la rete è parte integrante del nostro set di vita, ne definisce valori e confini, identità e corpi, immagini e realtà.
LA PANDEMIA
«Tutti questi ingredienti - prosegue la Liuccio - possono contribuire a comprendere, e non giustificare, l'episodio, o meglio, gli episodi sempre più ricorrenti di violenza tra giovani spesso dopo posizionamenti creati in rete, dalla rete e per la rete, che poi diventano violenza reale.Certamente il contesto pandemico può favorire questo processo, semplicemente perché ci ha reso tutti più nudi, più vulnerabili, più trasparenti, costringendoci a buttare via maschere di una finta collettività che ormai è andata perduta».
Giovanni Del Giaccio
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