«Un anno fa il covid, è ancora dura», parla il primo contagiato di Latina

«Un anno fa il covid, è ancora dura», parla il primo contagiato di Latina
di Stefania Belmonte
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Martedì 2 Marzo 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 09:22

E' passato un anno dall'inizio dell'incubo. Sta meglio, si sta ancora riprendendo dal covid e dalle tante complicazioni che il virus ha comportato, un ricovero con 70 giorni di terapia intensiva e 486 pagine di cartella clinica. Si commuove al telefono il primo contagiato di Latina e fatica a scandire le parole per l'emozione Valentino Vidali, 55enne di Borgo Podgora e autotrasportatore presso un magazzino a Borgo San Michele, nel ricordare tutto quello è stato per lui e per la sua famiglia il 2020.


«Non ho ricordi»

Un anno fa fu il primo ad accusare i sintomi del covid a Latina: ancora oggi non è noto il link del contagio. «Mia moglie racconta Vidali mi ha detto che tutta la città si è mostrata vicina a me e alla famiglia, mi ha detto che ci ha telefonato persino il sindaco. Purtroppo non ho ricordi del ricovero al Goretti di Latina e allo Spallanzani e mi sono risvegliato, era già maggio.Io pensavo fossimo a novembre, quando sei in coma non ti rendi conto del tempo che passa. Quello che ricordo è stata l'umanità del personale sanitario, gli infermieri si sono presi cura di me e sono stati sempre gentili. Ogni volta che entravano dovevano vestirsi, e ogni volta uscivano fradici di sudore in quelle tute. Anche all'Icot, nel periodo della riabilitazione, ho trovato un ambiente bellissimo».


«Tutto è precipitato»

Il pomeriggio del 2 marzo la moglie chiamò il 118 dopo che il marito aveva smesso di respirare: a casa nei giorni precedenti aveva avuto soltanto un po' di raffreddore, ma con la tachipirina era andato comunque al lavoro, come fanno tutti.

Nessuno poteva sospettare che si trattasse di covid, a Latina non c'erano casi. «È stato come vivere un film, ma di guerra racconta la moglie, Roberta - Al lavoro fu l'unico positivo, quando facemmo noi i tamponi, io ero negativa e i nostri figli positivi asintomatici; sono rimasti un mese in casa, io diventai positiva dopo diversi giorni e dopo una settimana tornai negativa. Questo virus è un mistero: noi nemmeno uno starnuto, a mio marito ha cagionato tantissimi danni, il terzo era intubato e in coma farmacologico».


Mesi da incubo

«È stato come entrare in un vortice tra incertezze e silenzio dice la moglie - Per avere informazioni potevo chiamare una volta al giorno e a volte trovavo qualcuno a mezzanotte. Era sempre più difficile riuscire a sapere qualcosa, e non siamo mai potuti andare. Poi è arrivato il 18 maggio: una data che non dimenticherò, quando per la prima volta ho potuto risentire la voce di mio marito, finalmente sveglio. Da qui la risalita: il primo giugno finalmente a casa, e fino ad agosto le terapie all'Icot, dove ha dovuto imparare di nuovo a camminare e persino a mangiare da solo. Quando è arrivato a Latina riusciva a muovere solo le mani. Nel frattempo ho perso mia madre: non per covid, ma per le cure tardive che esso ha comportato; come lei, tante vittime indirette, non conteggiate». «Da allora ogni giorno ci stupiamo di chi ancora sostiene che questo virus sia un'invenzione confessa Vidali Non augurerei a nessuno questo virus, è troppo pesante. Ma vorrei farne vedere le conseguenze».
Stefania Belmonte
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