Latina, Vincenzo Zaccheo: «Candidarmi a sindaco? Valuterò»

Latina, Vincenzo Zaccheo: «Candidarmi a sindaco? Valuterò»
di Andrea Apruzzese
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:01

«No, non mi candido». L'attesa era tutta lì, in quella risposta di Vincenzo Zaccheo. E finisce da un lato la Metro, alla base della convocazione di una conferenza stampa, a un anno di distanza da quella sul falso video di Striscia la notizia. Stessa sede, il circolo cittadino, ma ieri, causa Covid, davanti all'ex sindaco di Latina non c'era la folla di 12 mesi fa. Zaccheo parla ai giornalisti, con accanto l'avvocato Leone Zeppieri che lo ha difeso per la vicenda della Metro leggera di Latina, e per la quale, spiega il legale, «la Procura di Latina chiese il rinvio a giudizio; ma non era competente, dato che i fondi provenivano da Roma; la Procura di Roma riassunse quindi l'indagine, mantenendo la richiesta di rinvio a giudizio, perché una Procura ricevente non può modificare quella scelta. Giunti gli atti a Roma, sono state sollevate le questioni di genericità e indeterminatezza dei capi di imputazione: il Gup prese atto e il 4 ottobre del 2019 emise l'ordinanza per chiedere al pubblico ministero di riformulare le imputazioni. A gennaio 2020 ci fu poi un problema di omessa notifica, e a marzo la sospensione per il Covid. Siamo arrivati a oggi, con una sentenza di proscioglimento per tutti gli imputati. Per Zaccheo, in particolare, era contestato un reato di truffa che egli avrebbe commesso effettuando il pagamento del primo sal (stato avanzamento lavori per i vagoni della Metro, ndr) il 16 febbraio 2011. Ma Zaccheo non era più sindaco dal 15 aprile 2010 e non avrebbe potuto quindi eseguire alcun atto».


Zaccheo, ancora una volta, coglie l'occasione per ricordare: «Sono stato ferito, prima con il falso video di Striscia la notizia, ora con questa vicenda. Sì, è vero, due anni fa Lega e Fratelli d'Italia mi avvicinarono, per chiedermi se volevo candidarmi. Ma io dissi di no, perché avevo queste vicende da chiarire, io risposi che volevo giustizia, che la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto.

No, non mi candido, ma mi spenderò con il prossimo sindaco per salvare il progetto». Pressato dalle domande, si concede: «Mi è stata fatta un'offerta, valuterò; ma loro potrebbero averci ripensato o forse ci ripenserò io». E ancora conferma che, secondo lui, quello «è un progetto valido, e che Governo e Regione di allora volevano». Zaccheo cita pochi atti, come il finanziamento del Cipe, l'approvazione del progetto da parte della Regione, il 5 giugno 2006 o, sempre dalla Regione, la delibera del 2012, per affidare la gestione a Cotral. «Non c'è mai stato un niet a quest'opera».


In realtà cita soprattutto rapporti personali con ministri, governatori, assessori, e ribatte: «I numeri dei passeggeri erano gonfiati? Ma le analisi furono fatte da un eminente studio londinese. Il rimborso chilometrico di 7,50 euro a chilometro era troppo alto? Ma lo sapete quanto dà la Regione a Roma? 26,50 euro a chilometro! Le carrozze? Quelle le ha comprate il commissario, io avevo sempre detto che non sarebbe dovuto uscire un euro, se prima non si aprivano i cantieri; e qualcuno li dovrà restituire quei soldi, se l'opera non si farà». Perché, si potrebbe ancora fare? «Per trovare soluzioni amministrative, si va a parlare con chi rappresenta le istituzioni, cosa che avrebbe dovuto fare chi è venuto dopo di me. Mi hanno preso in giro, per quel treno in piazza con il fiocco rosso. Ma perché chi è venuto dopo di me non si è impegnato per farla realizzare? Perché era targata Zaccheo? I sindaci passano, ma i problemi restano».

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