Priverno, coppia di rifugiati Uiguri chiede aiuto: «Liberate i nostri figli, sono prigionieri in Cina»

Priverno, coppia di rifugiati Uiguri chiede aiuto: «Liberate i nostri figli, sono prigionieri in Cina»
di Sandro Paglia
3 Minuti di Lettura
Martedì 6 Aprile 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 16:30

Una rocambolesca fuga dalla Cina perché perseguitati con l'obiettivo di ricongiungersi con i loro quattro figli minori appena possibile, nel frattempo ad accudirli ci avrebbero pensato i nonni. Ma la coppia non aveva fatto i conti con la repressione delle autorità cinesi contro gli Uiguri. Da qui la richiesta di aiuto al ministro degli Esteri e al Governo italiano affinché i quattro adolescenti vengano liberati e possano partire per l'Italia al più presto, per raggiungere la residenza dei genitori che vivono a Priverno.


La storia di questa coppia di rifugiati, Abulikemu Maimaitiyimin di 47 anni ex agente di cambio, ora giardiniere e anche lavoratore part time nelle serre, e della moglie Kadier Mireban di 36 anni, casalinga, dovendo accudire tre bambini piccoli, è drammatica quanto costellata di incongruenze burocratiche. Raccontano i genitori che i loro ragazzi, ora adolescenti, si sono presentati al Consolato italiano a Shanghai che invece di trattenere gli adolescenti che avevano chiesto di venire in Italia per ricongiungersi con i loro genitori, li avrebbero «invitati a uscire dal Consolato, ma spiegano i genitori subito dopo, fuori della struttura italiana, sono stati presi dalla polizia cinese e portati via, al Campo per bambini».
«Nonostante tutto questo dice la mamma dei ragazzini e nonostante anche i quattro documenti essenziali rilasciati il 18 novembre del 2019 dallo Sportello unico per l'Immigrazione di Latina e presentati alle competenti autorità, i nostri quattro ragazzi sono ancora rinchiusi nel Campo per bambini, lì non stanno bene...» dice la madre con voce pacata ma senza riuscire a nascondere la disperazione.

La giovane donna quando è arrivata in Italia nell'agosto 2016 aveva un bambino di poco più di un anno, ed è diventata mamma di altri due splendidi bambini nati al Santa Maria Goretti di Latina.


«A pensare spiega il padre che le autorità cinesi di Xinjiag ci avevano proibito di mettere alla luce altri bambini dopo il primo nato in Cina, ma poi dopo il primo ne avevamo avuti altri tre e quindi la scure delle multe si è abbattuta sulla nostra famiglia lasciandoci anche finanziariamente provati».
Da qui, oltre ad altre «oppressioni evidenti contro gli Uiguri - specifica la coppia - non potendone più siamo fuggiti dalla Cina e dopo lunghi giri, confini da attraversare, siamo approdati a Priverno grazie alla Cooperativa Karibù che ci ha ospitato in un appartamento in pieno centro storico. In città aggiungono ci troviamo bene, le persone sono gentili con noi e ci piacerebbe restare qui magari aspettando fiduciosi l'arrivo degli altri quattro figli trattenuti in Cina senza motivo». La coppia lancia un appello alle Autorità di Governo italiane e allo Ministro degli Esteri, affinché si facciano promotori di un intervento per il rilascio dei quattro adolescenti ai quali tra l'altro le autorità cinesi dicono i genitori «hanno sequestrato tutto, dai passaporti ai telefonini e a tutti gli altri documenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA