Tra salotti buoni e criminalità l'irresistibile ascesa di Luciano Iannotta

Tra salotti buoni e criminalità l'irresistibile ascesa di Luciano Iannotta
di Elena Ganelli
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Mercoledì 9 Febbraio 2022, 10:44

L'ordinanza di custodia cautelare che lo ha portato in carcere nel settembre 2020 lo definiva di caratura criminale e scaltrezza eccezionali come si desume dalle numerosissime società a lui indirettamente riconducibili e dalla sua capacità di deviare e condizionare a suo scopo figure istituzionali e se necessario occultando o distruggendo documentazione. Un profilo criminale di alto livello quello di Luciano Iannotta, l'imprenditore sonninese arrestato il 16 settembre 2020 nell'ambito dell'operazione Dirty Glass' condotta dalla Dda di Roma insieme ad altre dieci persone alle quali vengono contestati a vario titolo reati in materia fiscale e tributaria, bancarotta fraudolenta ma anche estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo al sistema informatico, rilevazioni di segreto d'ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d'asta, sequestro di persona, detenzione e porto d'armi da fuoco.
Fino a quel momento il 50enne Iannotta attualmente sottoposto agli obblighi di polizia giudiziaria e finito di nuovo al centro dell'attenzione per il mega sequestro di beni eseguito ieri - era stato soltanto sfiorato da una serie di inchieste ma nel corso degli anni era riuscito ad accumulare una discreta quantità di incarichi di vario genere: oltre alle numerose attività imprenditoriali era stato vice sindaco di Sonnino e sponsor del Latina Calcio con il gruppo Antares. La controllata Antares Marine, che aveva ampliato l'approdo turistico Marina di Nettuno, era finita sui giornali nel 2010 per la protesta dei suoi operai che non erano stati pagati: si seppe così che aveva un rosso di 8 milioni di euro. Ma i problemi finanziari non l'avevano fermato. Anzi. Nel 2016 era diventato presidente del Terracina Calcio, e nel 2018 aveva scalato Confartigianato Latina diventandone il presidente. Una carica dalla quale si è dimesso proprio dopo l'arresto ma che gli aveva permesso di entrare nel salotto buono della provincia pontina, entrando nel Consiglio della Camera di Commercio unificata Latina-Frosinone. Sembrava aver coronato il suo sogno, poi le inchieste lo hanno travolto. Sui giornali era finito anche per la vicenda del porto di Sperlonga in veste di consigliere di amministrazione della Società Porto Sperlonga nonché amministratore unico della Società Marina di Sperlonga nonché unico azionista della London Investments Ltd con sede a Londra che a sua volta detiene una quota del 97,12%, della Akros Immobiliare, proprietaria proprio della Marina di Sperlonga. Sono nomi questi che oggi tornano di attualità, sono società finite nel decreto di sequestro firmato dalla terza sezione penale del Tribunale di Roma.
D'altra parte, come emerge dalle carte di Dirty Glass l'imprenditore rampante non andava per il sottile. Dalle carte emergono gli accordi con esponenti della criminalità organizzata: con lui nel 2020 viene infatti arrestato anche Pasquale Pirolo, 70 anni, di Casal di Principe, considerato dagli investigatori personaggio contiguo al clan dei casalesi e con un ruolo attivo in questa rete nel mettere in contatto i fratelli Festa proprio con Iannotta per consentire il riciclaggio di denaro attraverso la sua holding. Originario di Curti, in provincia di Caserta, a 71 anni Pirolo è un personaggio con un curriculum criminale notevole. Era considerato il braccio destro di Antonio Bardellino, fondatore della Nuova Famiglia, a cui resta legato fino alla sua morte e alla nascita del clan dei Casalesi. Coinvolto nell'operazione Spartacus, Pirolo viene indicato come suo uomo di fiducia, con particolare riferimento proprio al settore del reimpiego di denaro illecito. Quanto a Gennaro e Antonio Festa, il dieci maggio del 2018 gli investigatori della Squadra Mobile di Latina intercettano Luciano Iannotta con i due napoletani e scoprono che sono pronti a versare una tangente «un milione di euro» per ottenere «un appalto della Regione Lazio». Un appalto da 20 milioni. Ecco il livello raggiunto da Iannotta.
In terra pontina però sono ottimi anche i rapporti di Iannotta con il clan guidato da Armando Di Silvio al quale si rivolge direttamente per definire la vicenda di un debito contratto dal suo amico Luciano De Gregoris. A raccontare i particolari di tale rapporto sono Riccardo Agostino e Renato Pugliese nelle rivelazioni ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma da collaboratori di giustizia. Insomma, per usare ancora le parole utilizzate dal gip di Roma nell'ordinanza cautelare, è uno che «si muove senza scrupoli nelle varie attività economiche-imprenditoriali». Quelle attività che ieri sono state messe sotto chiave.

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