I 50 anni di Saputo sul ring: vita tra boxe, cantiere e «quel pugno a Monzon»

Saputo (al centro) con un giovane Altobelli (alla sua sinistra) e Mario Libertini
di Sandro Paglia
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Venerdì 23 Aprile 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:51

 Franco Saputo, ha compiuto proprio qualche mese fa cinquant'anni di vita attiva al servizio della noble art raggiungendo un traguardo fatto di sacrifici e anche di concrete soddisfazioni che lo hanno portato ad allenare ora dopo i primi 25 anni di pugilato sul ring nelle categorie dei dilettanti e professionisti - i baby pugili locali. « I ricordi, racconta - sono molti ed intensi, tanto che hanno dato vita ad un impegno personale che non è mai venuto meno». Una vita «costellata da questo nobile sport» - nel quale ha vinto il titolo italiano Novizi ed è stato vice campione dilettanti di 1^ serie «e da lavoro nell'edilizia che mi ha dato da vivere in un'epoca molto difficile».
L'ex pugile, da anni preparatore di giovani leve presso la palestra locale Johnny è un fiume in piena, soprattutto, quando si toccano i tasti della sua professione pugilistica che lo hanno visto mettere all'angolo, da sparring partner, addirittura Carlos Monzon: un potente gancio sinistro contro il viso e l'arcata sopracciliare destra del campione del mondo. Monzon come sempre aveva scelto Roma, dove presso la palestra di Capo Repetto allo stadio Flaminio, si allenava prima del secondo match (1977) con lo sfidante, il colombiano Rodrigo Valdez. Il colpo ricevuto da Franco Saputo, però, costrinse l'argentino a rinviare di ben quattro mesi la sfida. «Fu un caso - dice - che facessi lo sparring partner a Carlos Monzon e lavorando nell'edilizia proprio nella capitale, visto che gli altri pugili si erano defilati il mio manager della Galva Zucchett, Mario Libertini, pure di Priverno, mi propose questa esperienza di notevole prestigio pugilistico tanto che ne fui onorato». Si erano tirati indietro perché, da Monzon, significava prenderle. Invece.... «Accettai ma fu un sacrificio aggiunge Saputo perché dovevo farlo dopo aver lavorato per quasi dieci ore nel cantiere, solo che appena salito sul ring mi trasformavo e non avevo nessun timore dell'avversario» Fosse pure Carlos Monzon.


Fu un combattimento vero e proprio, alla fine: «Dopo la prima ripresa ci siamo beccati subito con alcuni ganci precisi al volto, poi nella seconda ripresa Monzon innervosito si è tolto il caschetto ed ha continuato a boxare colpendomi duro. A quel punto non ci ho visto più, tanto da colpirlo, in un corpo a corpo, con il montante sinistro che gli ha provocato la rottura del sopracciglio». Quattro mesi dopo Monzon vinceva, a Montecarlo, l'ultimo incontro della carriera, ritirandosi dalla boxe. Oggi, a Priverno, Saputo ancora insegna i segreti della noble art.
Sandro Paglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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