Speronarono l'auto del rivale a Montello doppia condanna per tentato omicidio

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Giovedì 22 Aprile 2021, 05:03
IL PROCESSO
Una lunga camera di consiglio e alla fine è arrivata una condanna a otto anni di carcere per tentato omicidio. Si è concluso così, nel tardo pomeriggio di ieri, il processo con rito abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Latina Giorgia Castriota a carico di Emidio Cirolla e Stefano Miozzi. I due, entrambi di Nettuno, il 29 luglio dello scorso anno secondo l'accusa avevano intenzionalmente provocato un incidente in via Campovivo a Borgo Montello speronando l'auto sulla quale viaggiava Fabrizio Bruno mandandola fuori strada e poi accanendosi contro di lui picchiandolo con calci e pugni quando era a terra ormai privo di sensi. Quello che inizialmente sembrava un semplice incidente stradale si era rivelata una vera e propria aggressione tanto che la vittima era rimasta seriamente ferita tanto da dover essere trasportata d'urgenza al San Camillo di Roma in gravi condizioni. All'origine della violenta aggressione ci sarebbero state vecchie ruggini, in particolare la vendita di un'auto da parte di Bruno a Cirolla per la quale quest'ultimo aveva anche versato del denaro senza però avere ma avuto in cambio la vettura. Il verdetto ha accolto quasi in pieno la richiesta del pubblico ministero, Claudio De Lazzaro che aveva chiesto una condanna a dieci anni di reclusione. La difesa di Cirolla, rappresentata dall'avvocato Alessia Vita, in aula aveva fornito una diversa ricostruzione dei fatti depositando l'ordinanza di un procedimento penale a carico della vittima pendente a Udine per una truffa simile oltre ad una perizia tesa a dimostrare che non si era trattato di un tamponamento ma di un vero incidente non voluto. Una versione che non ha convinto il gup che ha ritenuto entrambi gli imputati colpevoli di tentato omicidio e li ha condannati a otto anni di carcere ciascuno. La vittima si è costituita parte civile nel procedimento ed ha chiesto una provvisionale di 150mila euro.
Elena Ganelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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