Ponza, il buttafuori: «La morte di Gimmy è legata alla droga»

Ponza, il buttafuori: «La morte di Gimmy è legata alla droga»
di Rita Cammarone
3 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Maggio 2022, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 10:26

«Sì, io gli ho detto: la morte di Gianmarco lega sulla droga». C'è molto di più della ricostruzione del traffico di stupefacenti tra Roma, Ponza e Napoli, nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Domenico Di Croce del Tribunale di Cassino. Cinque arresti ai domiciliari e tre obblighi di firma, le misure eseguite l'altro ieri per detenzione e spaccio di droga a seguito di un'inchiesta partita dal decesso dell'ex campione di kickboxing Gianmarco Pozzi, 27 anni, avvenuta il 9 agosto 2020 a Ponza. Se da un lato l'atto giudiziario mette in luce anche il coinvolgimento di Pozzi nella compravendita di cocaina da portare sull'isola, dove faceva il buttafuori al Blue Moon, dall'altra fornisce dettagli che lasciano ben sperare alla famiglia del defunto che da quasi due anni chiede verità e giustizia sulla sua tragica fine. Verità e giustizia che hanno spinto la sorella Martina a indossare i panni del detective.


LA CONVERSAZIONE
Nell'ordinanza del giudice Di Croce, emessa esclusivamente per fatti di droga, viene riportata una conversazione registrata proprio da Martina e consegnata ai carabinieri. La donna coraggio, convinta che Gianmarco fosse stato ucciso e non caduto accidentalmente in un'intercapedine alta neanche tre metri, aveva incontrato un altro ragazzo buttafuori attivo a Ponza, nella speranza che potesse aiutarla a ricostruire i fatti realmente accaduti il 9 agosto 2020, quando Gimmy (Gianmarco Pozzi, ndr) fu trovato con la testa fracassata, l'osso del collo rotto e ferite su tutto il corpo. Nell'ordinanza si citano i frammenti più salienti della conversazione, ben sette pagine piene, in cui Martina pone domande ficcanti al suo interlocutore, per altro già ascoltato dagli inquirenti. «Sì, io gli ho detto: la morte di Gianmarco lega sulla droga», si legge in un passaggio che il buttafuori chiarisce meglio successivamente spiegando che non si riferiva all'assunzione di droga ma alla vendita.

E' a questo punto che Martina avanza la sua ipotesi, ovvero che suo fratello andando a Roma per prendere la cocaina per conto di... avrebbe pestato i piedi al precedente fornitore. «O ragazzi se questo lo fate uscire da me io a Ponza non ci devo più andare», esclama l'interlocutore a cui Martina replica nel seguente modo: «Assolutamente, poi lo sai qual è il problema dopo». «Perché sennò mi fanno la festa», risponde il buttafuori. «Come l'hanno fatta a mio fratello», le parole di Martina. La conversazione registrata è finita nell'ordinanza di custodia cautelare al fine di far emergere ulteriormente che Pozzi fosse dedito allo smercio di sostanze stupefacenti e la posizione di altri tre indagati per droga, ma lascia aperta la porta per nuovi risvolti sulla morte di Gianmarco per la quale sono ancora in corso accertamenti, hanno fatto sapere l'altro ieri i carabinieri.


L'ALLARME
Le attività di indagini sulla rete dello spaccio e sui canali di approvvigionamento per l'estate ponzese, che l'altro ieri hanno portato all'arresto anche del gestore del Blue Moon Vincenzo Pesce, 34enne di Ponza, e di Allessio Lauteri, 28enne di Roma, amico di Gianmarco e suo coinquilino sull'isola pontina, si sono fermate come risulta dall'ordinanza del Gip a fine 2020. Le misure cautelari, richieste dal pm Flavio Ricci, sono scattate dopo quasi un anno e mezzo. Desta inoltre particolare allarme, con riferimento alle posizioni del Pesce e del Lauteri, la circostanza che scrive il giudice nella sua ordinanza i medesimi abbiano proseguito lo smercio di droga a distanza di pochi giorni dal decesso del Pozzi e nella consapevolezza di essere inevitabilmente sottoposti all'attenzione delle forze dell'ordine.

© RIPRODUZIONE RISERVATA