Pazienti fragili e no vax nuova ondata di ricoveri al Goretti di Latina

Pazienti fragili e no vax nuova ondata di ricoveri al Goretti di Latina
di Laura Pesino
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 11:55

Contagi alle stelle, ricoveri in costante aumento e ancora un numero troppo elevato di decessi. L'ospedale Santa Maria Goretti di Latina continua a fare fronte con ogni mezzo possibile a questa ondata della pandemia, che forse fa meno paura delle precedenti ma non risparmia vittime né disagi alla rete ospedaliera e alla vita di ciascuno. Attualmente infatti, come molti mesi fa, il nosocomio di Latina conta circa 100 pazienti Covid, 24 dei quali si trovano nel reparto di Malattie infettive dove sono stati allestiti sei posti di sub intensiva che non di rado diventano sette o otto a seconda delle necessità. Altri 34 occupano il secondo piano della struttura ospedaliera e sono in carico alla Medicina Covid, mentre circa 30 sono in pronto soccorso e fino a otto possono essere ospitati nella Rianimazione.

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I RISCHI
«Quando si dice che il Covid è un banale raffreddore restiamo sconcertati. Non è così. Forse lo è nella persona vaccinata, ma resta pericoloso per i non vaccinati e per il 50% di pazienti fragili che purtroppo non risponde bene al vaccino. Sappiamo dunque che per tutta una fascia di popolazione resta il rischio di sviluppare la forma grave della malattia». A parlare con chiarezza della situazione attuale, sotto il profilo dei ricoveri e anche dei rischi del virus, è la dottoressa Miriam Lichtner, responsabile della Uoc Malattie infettive del Goretti.

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«Il quadro spiega è quello che vedevamo anche nelle precedenti ondate. Oggi possiamo fronteggiare la malattia e il suo decorso con più armi rispetto a quelle che avevamo a disposizione uno o due anni fa, ma se si arriva in ospedale con una polmonite grave già avanzata queste armi sono spuntate. Il primo rischio è per i non vaccinati che, anche se di età non avanzata, in presenza di pregresse patologie o fattori di rischio possono sviluppare forme molto gravi. Questi pazienti presentano un andamento terribile e sono quelli a cui, proprio per l'alto rischio di progressione, destiniamo gli anticorpi monoclonali o i nuovi antivirali. Le cure sono di solito efficaci purché siano somministrate precocemente.

Poi ci sono i fragili che, pur in presenza del ciclo di vaccinazione completo, non rispondono bene e spesso, con il Covid, vedono aggravarsi la propria patologia di origine. E' come se ora ci trovassimo di fronte a due epidemie e la gestione clinica dei casi è molto complessa, ogni paziente ha il suo percorso e noi cerchiamo di seguire le linee di indirizzo condivise con gli altri colleghi della rete ospedaliera del Lazio per capire come intervenire meglio o quando somministrare un farmaco o un altro. Resta il fatto che se un paziente arriva in pronto soccorso già grave e ha necessità immediata del casco, la possibilità di un decesso è molto elevata».

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TERAPIE, TEMPESTIVITÀ FONDAMENTALE
Se un discorso a parte meritano le cure con cui si sta affrontando il Covid e che hanno permesso di salvare vite umane e di risparmiare molti ricoveri, vale la pena sottolineare che anche in queste durissime settimane finiscono in ospedale non di rado intere famiglie non vaccinate: moglie e marito, padri e figli, spesso in condizioni già compromesse. «La maggior parte di queste persone nega la malattia - spiega ancora la dottoressa Lichtner - Non si è vaccinata, è convinta di stare bene e non si fida delle cure. Ci sono pazienti che arrivano in pronto soccorso e che, pur facendo fatica a respirare, ci chiedono come mai sono stati portati lì».
Come usciremo dunque dalla pandemia? «Siamo di fronte a un virus multiforme in continua evoluzione e forse proprio questa evoluzione e l'adattamento all'uomo porterà a una svolta completa conclude la dottoressa Lichtner Una vaccinazione mirata contro le varianti sicuramente potrà ridurre l'impatto, ma penso che il superamento completo arriverà con l'evoluzione naturale della malattia».

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