«Nessuno voleva parlare dell'aggressione», Sezze e l'ombra dell'omertà

«Nessuno voleva parlare dell'aggressione», Sezze e l'ombra dell'omertà
di Marco Cusumano
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Martedì 11 Maggio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:56

Troppi silenzi, troppa omertà. E' un copione già visto a Sezze, impossibile non pensare a quanto accaduto nel caso del cimitero: tutti sapevano ma nessuno parlava. E ora ci risiamo. I silenzi gettano l'ombra peggiore sulla grave aggressione avvenuta in pieno centro dove due ragazzi annoiati decidono di accanirsi, senza nessun motivo, contro un romeno di 44 anni, ubriaco, impossibilitato a difendersi. Inutile il suo tentativo di allontanarsi di evitare lo scontro, i ragazzini lo colpiscono prima con uno schiaffo e poi con un pugno talmente potente da scaraventarlo a terra, sbattendo violentemente la testa sull'asfalto. Dopo oltre un mese dai fatti, la polizia ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Cario su richiesta del pm Giorgia Orlando.

Ma l'inchiesta è tutt'altro che semplice. Quel giorno i medici si accorsero immediatamente che le ferite del romeno non erano compatibili con una semplice caduta. Così scattò la segnalazione alla Questura di Latina: gli uomini della Squadra Mobile, guidati dal vice questore Giuseppe Pontecorvo, avviarono subito le indagini contattando innanzitutto i testimoni che avevano allertato il 118. «Subito - spiega Pontecorvo - ci siamo trovati di fronte a una serie di silenzi che hanno reso particolarmente complessa l'attività di indagine, abbiamo ascoltato i testimoni porta a porta, cercando qualcuno che ci raccontasse la vera dinamica dei fatti.

L'episodio è avvenuto tra le 14 e le 15 nel pieno centro di Sezze, eppure nessuno voleva dirci quanto accaduto. Possiamo dire, senza esagerare, di aver ascoltato circa 50 persone senza ottenere risposte e chiarimenti».


Ma gli investigatori non si sono fermati, hanno analizzato i gruppi Facebook risalendo ad alcuni cittadini che avevano parlato di aggressione, non di incidente. La svolta è arrivata grazie a un ragazzo minorenne che invece ha deciso di collaborare con la polizia raccontando nei dettagli l'aggressione alla quale aveva assistito e che aveva anche in parte filmato con il telefonino. Grazie a lui la polizia ha identificato i ragazzi accusati di tentato omicidio, avviando le intercettazioni telefoniche che hanno incastrato i responsabili. Il movente non esiste, c'è solo la noia e «la voglia di sfogarsi» come spiegano gli investigatori. Il pm Giorgia Orlando descrive la personalità di Pozone come «prepotente, aggressiva e priva di qualsiasi controllo delle pulsioni violente e di freni inibitori».

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