Minacce con l'app anonima, due denunce a Latina: sei ragazzi coinvolti

Minacce con l'app anonima, due denunce a Latina: sei ragazzi coinvolti
di Francesca Balestrieri
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Venerdì 15 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 09:36

«Aspetta che ti vedo stasera», «ti rompo la testa», «ti spacco la faccia». Sono solo alcune delle frasi, scioccanti, trovate nelle chat di alcuni studenti di Latina tramite la nuova App che sta prendendo piede tra i giovani pontini, Tellonym, che consente l'anonimato.
La violenza che si è scatenata ha fatto preoccupare alcuni genitori che si sono prima rivolti allo sportello d'ascolto dell'Infanzia e adolescenza di Latina, guidato da Monica Sansoni, e poi all'autorità giudiziaria. Il fascicolo ora è in mano alla Procura della Repubblica dei Minori di Roma per la ricostruzione del caso.

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Al momento sono due le denunce presentate, ma i giovani coinvolti in questa indagine sono sei, due ragazzi e quattro ragazze tra i 14 e i 17 anni, tutti studenti di scuole superiori di Latina, ma sono tante altre le segnalazioni arrivate allo sportello del Garante. «Sono casi gravi chiarisce subito Monica Sansoni (nella foto) - Abbiamo a che fare con una App che durante la pandemia ha avuto un follow up molto alto tra i minori.

Quello che ci spaventa, e che abbiamo denunciato, è l'utilizzo in modalità anonima che facilita il cyberstalker.


I minori, infatti, sono coinvolti in azioni di diffamazione on line». Il caso che più ha preoccupato il team che se ne sta occupando è quello di un gruppo di ragazze e ragazzi di Latina che prende di mira una coetanea sulla quale si sono letteralmente scatenati mettendo in atto una grave diffamazione verbale composta da offese, ingiurie e «Quello che ci preoccupa di più è vedere la facilità con la quale i giovani mettono in atto la condotta perché protetti dall'anonimato. In Tellonym i ragazzi sanno che possono aprire più di un profilo e si arriva a casi in cui la stessa persona mette in atto una vera e propria scenografia falsa che avviene in modo pubblico in modo da essere condivisa a macchia d'olio da tutti».
Ovviamente si tratta di un reato: «La Cassazione ha spiegato che l'offesa sul web è da considerarsi aggravata», spiega la criminologa che in questo caso è affiancata dall'avvocato Nicodemo Gentile e dalla collega Gabriella Marano perché in questo quadro che si è delineato, un ruolo chiave lo gioca il lessico, pieno di violenza.
«La ricostruzione criminalistica è fondamentale perché studiamo le terminologie usate e anche la modalità di scrittura, il linguaggio forbito o meno, il significato delle parole, diamo dunque una interpretazione di linguistica forense che serve negli atti delle denuncia. Oltre al reato penale conclamato infatti, anche lo studio della consulenza criminalistica è fondamentale».


L'indagine dunque sta andando avanti e l'invito della dottoressa Sansoni è sempre lo stesso e rivolto ai genitori: «Parlate e condividete le informazioni con i vostri figli, soprattutto se si notano atteggiamenti strani, è l'unico modo per prevenire casi di questo genere destinati, purtroppo, solo ad aggravarsi se non si interviene tempestivamente». 


Negli ultimi mesi sono stati diversi gli episodi legati al cyberbullismo ma anche a giochi pericolosi diffusi in rete attraverso sfide da filmare con gli smartphone.
Francesca Balestrieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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