Latina, fermato l'uomo accusato dello stupro. Gli applausi alla polizia

Latina, fermato l'uomo accusato dello stupro. Gli applausi alla polizia
di Vittorio Buongiorno e Fabrizio Scarfò
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Lunedì 8 Maggio 2023, 12:12

LATINA - Prima il furto di generi alimentari in un albergo di Latina Scalo, poi l'incursione nel cantiere dell'oratorio della parrocchia San Tommaso di Pontenuovo a Sermoneta. Tutti segnali che per gli investigatori della Squadra Mobile di Latina, volevano dire una cosa sola: Daniel Dragos Marcu, il 30enne romeno ricercato da mercoledì per il rapimento e la violenza sessuale su una sedicenne, era ancora in zona. E soprattutto: si sentiva braccato e sapeva di non poter più contare su alcun aiuto. Per questo, ieri mattina, il capo della Mobile, il vicequestore Mattia Falso, e i suoi uomini hanno deciso (d'intesa con la Procura) che si poteva far scattare il blitz. Partendo da un sospetto fondato, quasi una certezza: l'uomo in fuga era nascosto al di là della ferrovia, in un altro sito dismesso. Notizie esatte e infatti il giovane è stato arrestato.

L'OPERAZIONE

Tutto era cominciato mercoledì sera nell'ex Zuccherificio di Latina Scalo, la prima fabbrica dell'Agro Pontino e da tempo in abbandono. E tutto è finito all'ex Mistral di Sermoneta, nella zona di Pontenuovo, una della fabbriche simbolo della Cassa per il Mezzogiorno, oggi archeologia industriale e covo di disperati. La polizia ha circondato la zona, poi gli agenti sono entrati in azione. Daniel Marcu ancora dormiva. Era provato, non ha opposto resistenza quando i poliziotti lo hanno immobilizzato. Il corteo di auto, aperto da una pattuglia delle Volanti della Questura, era formato da altre cinque auto civetta. In una di queste è stato caricato il latitante e portato in questura dove gli agenti hanno notificato il decreto di fermo perché «gravemente indiziato della violenza sessuale avvenuta nella serata del 3 maggio scorso».
Bloccarlo non è stato cosa da poco.

Il complesso industriale abbandonato è enorme. Gli investigatori sono entrati da via Rosario Livatino, alle spalle dell'ex Mistral, proprio da quel foro nel muro di cinta che da tempo consente a chiunque di entrare e uscire liberamente. Il tutto sotto gli occhi incuriositi degli abitanti delle palazzine che si affacciano sull'area verde che circonda la fabbrica. Il timore è che Marcu potesse fuggire da uno dei tanti punti di accesso che erano comunque tutti presidiati e monitorati. Non ce n'è stato bisogno. L'uomo non aveva scampo. Aveva ancora un cellulare ma lo teneva spento per evitare di farsi individuare, poi ieri mattina lo ha acceso. Gli inquirenti infatti hanno raccontato di averlo trovato «sia con l'ausilio di strumentazione tecnica quanto con la tradizionale raccolta di informazioni». I due ragazzi, la sedicenne rapita e il suo amico diciottenne trascinato fuori dalla minicar e picchiato brutalmente, l'avevano riconosciuto già la mattina dopo nelle foto segnaletiche che erano state mostrate loro dai poliziotti. Uno sbandato, ma pericoloso. Per questo gli agenti hanno stretto il cerchio intorno a lui con grande cautela. Temevano potesse essere preda di uno di quegli scatti d'ira per cui era conosciuto dalle forze di polizia, la rapina all'anziano, i maltrattamenti a tre ex per cui si era preso quattro anni di condanna in primo grado.


IL NASCONDIGLIO
Dal buco nel muro di cinta, Daniel Marcu era entrato sabato sera dopo la segnalazione di un tentato furto nel cantiere della parrocchia San Tommaso d'Aquino. «Non so se era lui - racconta don Giovanni - ma quando ho sentito dei rumori nel cantiere dove stiamo costruendo l'oratorio sono andato a vedere. Forse è stata un'imprudenza perché me lo sono trovato davanti, lui mi ha visto e per fortuna è scappato. Ho chiamato subito i carabinieri e al termine del sopralluogo abbiamo verificato che non era stato rubato nulla». La parrocchia dista 500 metri dall'ex Mistral e dunque era l'ennesimo segnale che Marcu era ancora dalle parti dello scalo ferroviario. Poi ieri mattina d'intesa con il sostituto procuratore Valerio De Luca e con il Procuratore capo Giuseppe De Falco, il questore Raffaele Gargiulo e il capo della Mobile Mattia Falso hanno deciso di far scattare il blitz. Un'ora dopo Marcu era in manette mentre dai balconi delle palazzine i residenti filmavano l'epilogo dell'operazione e applaudivano le forze dell'ordine. «Ci siamo riusciti - commenta il Questore - grazie a un impegno eccezionale dei poliziotti della Questura in sinergia con la Procura pontina».
 

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