L'AMERICA'S CUP DEI DUE PONTINI

L'AMERICA'S CUP DEI DUE PONTINI
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:59

VELA
Nella lingua del popolo maori il golfo neozelandese di Hauraki assume il nome impronunciabile Tamaki-Makau-Rau il cui significato è sposa di cento innamorati. Desiderata da molti e ambita da pochi è l'America's Cup (36^ edizione), la regina della vela che per i padroni di casa di Emirates Team New Zealand è il vero sport nazionale.
Da stanotte occhi puntati sulla battaglia navale della Prada Cup, la selezione degli sfidanti per decidere chi affronterà a marzo i detentori del trofeo. Quattro round robin distribuiti fino al 24 gennaio: chi acquisirà il miglior punteggio accederà direttamente alla finale, mentre gli altri due scafi disputeranno una semifinale per conquistare l'accesso alla fase decisiva. In acqua American Magic nelle mani di Dean Barker contro gli inglesi di Ineos affidata a Sir Ben Ainslie, il velista più vincente di Olimpia.
A ruota sfideranno Luna Rossa alla quinta campagna di Coppa America lanciata dal patron Patrizio Bertelli - con l'unicum del doppio timoniere: il team director è il riminese Max Sirena, che dopo due Coppe vinte all'estero (Oracle 2010, Team New Zealand 2017) sogna di fare il profeta in patria. Gli Ac 75, mezzi leggerissimi che volano a una velocità che può raggiungere i 50 nodi, ribattezzati le Formula 1 del mare, rappresentano un compromesso tra catamarani e monoscafi, già ammirati nelle Christmas Race.
ARGENTO OLIMPICO
A bordo c'è l'ex canottiere Romano Battisti, il 34enne privernate argento olimpico a Londra 2012 nel due di coppia con il terracinese Alessio Sartori. Il gigante (190 cm) lepino delle Fiamme Gialle del remo di Sabaudia che non ha mai nascosto di ispirarsi al suo amico Davide Tizzano, doppio oro olimpico nel 4 di coppia a Seul '88 e nel doppio con Agostino Abbagnale ad Atlanta '96 e attuale direttore del Centro di preparazione olimpica di Formia, il napoletano che contribuì, come grinder di prua, alla vittoria del Moro di Venezia nella Louis Vuitton Cup del '92.
Battisti è uno dei grinder: nell'ambiente velico è un verricello azionato da due maniglie. Una figura chiave, imprescindibile, che richiede sacrificio, forza muscolare e scioltezza nelle spalle: di media in una competizione come l'America's Cup si arrivano a consumare 5.000 kcal giornaliere. Mi occupo di idraulica, elettronica e meccanica.
Ma la sua presenza non è passata inosservata dall'altra parte del globo. Uno dei due atleti che mi battè ai Giochi di Londra 2012 è con New Zealand, osserva Romano. Un sentimento forte di riscatto nei confronti di quel Joe Sullivan, il canottiere kiwi che nella vita fa il vigile del fuoco, che con Nathan Coehn soffiò in extremis l'oro olimpico all'equipaggio azzurro.
Voglio prendermi quella rivincita che attendo da nove anni prosegue - Tra di noi c'è un ottimo rapporto perché lo sport unisce e non divide. Non provo rabbia, l'amarezza resta, ma la vita a volte ti regala una seconda occasione. Lo dice uno che nella sua lunga carriera ha vinto di tutto nel canottaggio.
LA TRIPLETTA
Alla sua terza Coppa America è invece Gerardo Siciliano, di Latina, Mast and Rigging (nel gergo tecnico albero e manovre), l'operaio arrampicatore che si occupa di manutenzione. Ha navigato con Riviera di Rimini (1998-1999) e TIM (Orma 60). E' stato membro dello shore team durante la Volvo Ocean Race 2005 con Pirates of the Caribbean. Nel 2008 vinse il circuito Audi Med Cup TP52 e il Mondiale TP52. Si è occupato anche della preparazione del Volvo Ocean 70 Abu Dhabi.
A completare il mosaico pontino Angelo Napolitano, originario di Latina, che svolge mansioni manutentive delle parti meccaniche (boat builder). È alla terza Coppa America: nel 2007 con Mascalzone Latino e nel 2010 collaborò alla costruzione del catamarano Alinghi 5.
Il sogno? Portare il trofeo in Italia per la prima volta in 170 anni. Una mission quasi impossibile, ma anche uno stimolo in più per strappare via la Coppa America da Auckland.
Andrea Gionti
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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