Allarme per l'esodo dei medici di famiglia: negli ultimi due mesi a Latina 15 in pensione

Allarme per l'esodo dei medici di famiglia: negli ultimi due mesi a Latina 15 in pensione
di Monica Forlivesi
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Mercoledì 27 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 12:42

Medici di base, quegli introvabili. Vanno in pensione, sono un punto di riferimento da anni, spesso da una vita per le famiglie, ma la sostituzione è lenta e difficoltosa. Negli ultimi mesi a Latina ne sono andati in quiescienza o sono in procinto di farlo almeno 15. Tanti. «È cominciato anche nella nostra città l'esodo - dice Enzo De Amicis, medico di base che ha lanciato in queste ore l'allarme - il problema è che i sostituti non si trovano e c'è una certa difficoltà della popolazione ad iscriversi dai nuovi medici». Il rapporto medico di base-paziente è nella maggior parte dei casi ultradecennale, primo riferimento quando si tratta di salute, quasi uno di famiglia. Tanto che, sottolinea De Amicis, «i nuovi medici spesso vengono visti dai pazienti con una certa diffidenza, per questo forse bisognerebbe normare la fase di pre-pensionamento dei medici allungando questa transizione da un medico a un altro concedendo almeno sei mesi di preavviso, adottando un lavoro comune tra il medico che subentra e il medico che lascia l'attività».


I DATI
Nei prossimi cinque anni andranno via altri 15.000 medici di famiglia in Regioni popolose il Lazio, Lombardia e Campania e nel 2020 circa 9 milioni di italiani sono rimasti senza medico di base. «Una minaccia, se Governo e Regioni non metteranno mano a una programmazione. Nel 2021 in teoria possono andare in pensione tutti i medici liberi professionisti che hanno compiuto 68 anni, quella classe 1953 che si è laureata nei primi anni ottanta. E questo esodo era stato previsto almeno 15 anni fa. C'è stata una carenza nella programmazione degli accessi a Medicina e al Corso triennale in Medicina Generale».


LA FEDERAZIONE DEI MEDICI
Giovanni Cirilli, il segretario provinciale e regionale della Fimmg, sottolinea: «Abbiamo sollevato il problema 7-8 anni fa, dei pensionamenti, del numero chiuso alla scuola di specializzazione, del corso di formazione per i medici di famiglia. Ora il governo ha provveduto aumentando del 30% le borse di studio, ma perché si vedano gli effetti e si sistemino le cose serviranno 3-4 anni». Nel frattempo, prenda il caso di Latina, come si risolve? «Credo che la cosa più veloce sia aumentare il massimale, del caso comunque parlerò con il nuovo dirigente della Regione, il dottor Massimo Annichiarico (appena nominato direttore della Salute e Integrazione sociosanitaria regionale) in modo da limitare quanto più possibile i disagi per tutti».
Sull'aumento del massimale De Amicis è perplesso: «Non è auspicabile pensare di redistribuire i pazienti del medico che va in pensione ai colleghi in attività allargando il massimale a 1800 pazienti per medico o anche a 2000.

Significherebbe aumentare lo stress e il rischio di ripercussioni sulla qualità del servizio, oltretutto già gravato da ulteriore lavoro come screening sierologici, tamponi rapidi, vaccinazioni. A meno che il medico abbia la possibilità di usufruire di infermieri formati alla medicina generale, ausiliari, call center, segretari come avviene in Paesi con medici di famiglia a massimale 2000 scelte, in Germania funziona così».


IL BANDO DELLA REGIONE
A breve uscirà il bando della Regione per i nuovi medici, ma si parla di un centinaio di posti. Il problema - sottolineano i rappresentanti dei medici - è sì di numeri ma soprattutto di organizzazione, che è ferma al 78 e che andrebbe invece aggiornata al 2021, visto che i vaccini anti-Covid andranno non solo fatti ma anche ripetuti diventando pratica ordinaria in tempi di emergenza, come quella dei tamponi. Per dirla con il dottor Cirilli: «Dobbiamo ridisegnare l'assistenza di base e renderla al passo con i tempi, più moderna ed efficiente».

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