#ioapro a Latina non decolla: «Le multe poi chi le paga?»

#ioapro a Latina non decolla: «Le multe poi chi le paga?»
3 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 15:30

E' un movimento di protesta che si muove principalmente sui social e si chiama Io apro per non chiudere più, seguito con l'hashtag #ioapro. Domani molti ristoratori in tutta Italia apriranno anche a cena nonostante i divieti con l'obiettivo di far sentire la propria voce, ormai esasperati dalle restrizioni che stanno affossando un'intera categoria.
I RISTORATORI
In alcune parti d'Italia come Torino, Milano, Lucca, Vicenza, Modena, Roma, la protesta ha preso più piedi, a Latina in realtà i ristoratori sono molto cauti, prima di tutto perché a rimetterci potrebbero essere i clienti e poi perché si rischiano sanzioni salate, oltre che il fermo dell'attività: «Il 99% degli esercenti del centro spiega il presidente dell'associazione Isola che non c'è di Latina, Massimo Ceccarini ha detto no. Qualcuno è indeciso, ma nessuno vuole mettere a rischio i propri clienti e il personale. Aprire significherebbe prendere multe, noi come titolari e gli avventori per non aver rispettato le norme. Chi pagherà? Per la protesta di un giorno rischiamo di perdere i miseri incassi dei giorni precedenti lavorando a pranzo. Se ci sono le regole vanno rispettate, può sembrare banale, ma è così. Ovvio che stiamo soffrendo, ma non è questo il modo di reagire».
Un pensiero condiviso da quasi tutti i ristoratori di Latina, ma secondo alcuni è il momento di reagire: «Io aprirò e molti altri colleghi lo faranno spiega Gianluca Di Cocco, storico ristoratore del lido di Latina e portavoce di Fratelli D'Italia a Latina nel rispetto ovviamente delle normative in rifermento alla sicurezza sanitaria. E' una protesta pacifica per far capire a tutti che esistiamo anche noi. Questo è il momento di reagire per non chiudere definitivamente. E se i provvedimenti continueranno a colpire il comparto purtroppo è questo quello che accadrà», spiega Di Cocco.
#ioapro quindi, è la sintesi del disagio di una categoria che vuole riprendere a lavorare, ferma da troppo tempo e fortemente penalizzata dalle restrizioni. Tutto è partito qualche giorno fa dal post Facebook di un ristoratore cagliaritano, Maurizio Stara, che ha spiegato: «Non spengo più la mia insegna, io apro. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19». Subito è iniziato il tam tam mediatico che ha portato all'iniziativa che si svolgerà domani sera in tutta Italia. In realtà, dopo un momento iniziale di grande entusiasmo, sono diversi gli esercenti che hanno scelto di seguire le regole, così come indicato anche dalle associazioni di categoria. Il collettivo Tutela Nazionale Imprese ha lanciato un altro slogan #Ioapro, ma solo in sicurezza. «La distanza rispetto a un'iniziativa che si nutre dell'esasperazione dei ristoratori (condannata in primis dalla Fipe), è rappresentata proprio dal fare appello alla sicurezza - spiega Tni - anziché cedere senza remore alla disperazione». Ed è Pasquale Naccari, portavoce del collettivo a marcare la differenza, rivolgendosi ai ristoratori che hanno aderito a #ioapro: «Il momento è drammatico, ma non agite di pancia. Le manifestazioni devono essere sempre svolte nelle regole». Gli organizzatori a livello nazionale, promettono anche tutela legale per i ristoratori che dovessero essere sanzionati e raccomandano buon senso e buone maniere nei confronti delle forze dell'ordine.
Francesca Balestrieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA