Il G8 di Genova, 20 anni dopo. Una ferita ancora aperta

Il G8 di Genova, 20 anni dopo. Una ferita ancora aperta
di Laura Pesino
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Mercoledì 21 Luglio 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 09:25

 Vent'anni dal G8 di Genova, vent'anni da una pagina nerissima che anche Latina ha voluto ripercorrere e raccontare ai 20enni di oggi attraverso la viva testimonianza di chi c'era. Una storia drammatica che ha ripreso corpo nella sala del Circolo cittadino, attraverso le parole del sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Amendola, della consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni, del coordinatore delle iniziative politiche di Articolo 1 Arturo Scotto, degli studenti Arianna Borelli e Federico Ardito, del sindaco Coletta e della giornalista Teresa Faticoni. Avere vent'anni. Volevamo solo un mondo migliore. Quelli dell'estate del 2001 erano giorni in cui, di fronte a un mondo che si apriva e a un'economia che si globalizzava velocemente, la rete europea di associazioni e movimenti metteva sul tavolo di discussione le grandi questioni ambientali e le disuguaglianze crescenti.

«È una ferita che non si rimargina ha ricordato Amendola Era difficile spiegare cosa stava succedendo. C'era il blocco nero delle devastazioni in alcune zone della città e un clima tossico e Genova era una città complicata. La risposta delle forze dell'ordine aggravò la situazione. Chiamavano la carica in strade strette con migliaia di persone e poi ricordo il disastro totale, la morte di Carlo Giuliani e poi la Diaz e Bolzaneto. Chi doveva gestire l'ordine pubblico non lo ha fatto, mentre le frange estremiste continuavano ad essere libere». Nel 2001 Marta Bonafoni era una giornalista di Radio Popolare: «Ci consideravano tutti sospetti racconta Quello che sarebbe accaduto lo sentivamo arrivare, non si aspettavamo però Carlo Giuliani. Poteva essere chiunque di noi. Faceva la differenza prendere una strada o un'altra, arrivare in anticipo o in ritardo. Mentre tornavamo verso casa la sera in auto si sentì una voce alla radio: La polizia ci sta assaltando. Quello era lo Stato, lo stesso Stato di Stefano Cucchi o di Santa Maria Capua Vetere. È stato difficile dopo Genova tornare a fare istituzione' e tradurre quella esperienza in istanze di diritti».
La.Pe.
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