Il Bellone sarà il principe pontino al Vinitaly di Verona

Il Bellone sarà il principe pontino al Vinitaly di Verona
di Luigi Biagi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Aprile 2022, 13:45

Il bellone sarà il principe pontino del Vinitaly. Il vitigno che fu degli antichi romani oggi piace molto ai compratori esteri e caratterizza le principali novità che le cantine di Cori e di Latina presenteranno in anteprima alla fiera internazionale del vino di Verona. Accanto ai vini a base bellone, dal 10 aprile saranno versate nei calici altre varietà di rilievo, fondate su uve come il moscato di Terracina, il grechetto, il nero buono, la malvasia puntinata, lo shiraz e il sauvignon bianco. A mescerli per gli acquirenti internazionali saranno otto cantine pontine che a Verona cercheranno di consolidare rapporti d'affari e guadagnare nuovi mercati.

Si tratta di: Casale del Giglio, Villa Gianna, Cincinnato, Pietra Pinta, Marco Carpineti, Amor Vitae di Aprilia, la Sant'Andrea di Terracina e l'azienda Donato Giangirolami. La vera novità che andrà sui banchi d'assaggio è il Cori Doc della cooperativa Cincinnato, un vino bianco da uva bellone che da quest'anno si fregia del marchio di denominazione di origine controllata. L'azienda di Cori, presieduta da Nazzareno Milita, ha lanciato la linea biologica, dedicando cento ettari - il 37 percento della superficie aziendale - a una produzione rivolta alla ristorazione. Col bellone la cooperativa ha prodotto vini fermi con sentori di frutta fresca a polpa bianca e note vegetali, soprattutto di erbe aromatiche. Ma anche bollicine lavorate col metodo classico tipico della tradizione francese. Nelle versioni brut e pas dosé, entrambe millesimate con un periodo di permanenza sui lieviti che va dai 36 ai 48 mesi, gli spumanti risultano «complessi dicono dalla cantina - arricchiti dal contatto con i lieviti e resi eleganti dal lungo processo di maturazione».

Punta sul bellone, anche detto cacchione o uva pantastica come la chiamava Plinio il Vecchio, pure la cantina Casale del Giglio della famiglia Santarelli, che con l'enologo Paolo Tiefenthaler ha intrapreso la strada dei vini longevi. «Oggi il nostro obiettivo spiega è fare i vini del tempo, che hanno il grande vantaggio di essere più longevi grazie a una materia prima ottima, data dalla lenta maturazione». La punta di diamante quest'anno sarà proprio il vitigno caro agli antichi romani, che l'azienda coltiva ad Anzio. «Lì il bellone si è ambientato molto bene rivela Tiefenthaler - perché sopporta bene il sole e ama i terreni sabbiosi in cui l'acqua non ristagna». Altre sorprese interessanti potrebbero essere il sauvignon bianco e un petit verdot «che ha raggiunto un'ottima qualità, non ruffiana dice l'enologo - che uscirà col tempo».

Un'altra novità che fa il suo ingresso sul palcoscenico di Verona è targata Giangirolami. L'azienda porterà nella città dell'Arena e di Giulietta e Romeo uno spumante particolare. Si tratta di un vino lavorato con metodo ancestrale, su cui la cantina si è affinata negli ultimi due anni. L'uvaggio dello spumante è a base di grechetto. È prodotto da un terreno della zona di Doganella di Ninfa e, facendo venti mesi sui lieviti, viene lavorato con una tecnica molto antica, che si ritiene essere all'origine dei vini champenois. Giangirolami presenterà anche un rosato a base shiraz, che verrà posto accanto ai vini di malvasia puntinata e di nero buono. Da Terracina, infine, non potrà mancare il moscato della cantina Sant'Andrea, azienda affezionata del Vinitaly. «Partecipiamo da 25 anni dice Andrea Pandolfi e porteremo tutta la nostra produzione, con le nuove annate e alcune riserve: dalle bollicine ai moscati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA