«Ho riabbracciato figlia e nipoti, ora tremo per Yuri»

«Ho riabbracciato figlia e nipoti, ora tremo per Yuri»
di Rita Cammarone
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Domenica 13 Marzo 2022, 09:02

«Quando è stato bombardato l'aeroporto, ho detto a mia figlia che doveva fuggire via da Ivano-Frankivs'k per mettersi in salvo. Ora è qui a Latina e l'ho potuta riabbracciare insieme alle mie nipotine». A tre giorni di distanza da quel lungo sospiro e calorose carezze del ricongiungimento, Nadia non smette ancora di piangere. Troppa commozione, ma anche troppo dolore. Nadia è arrivata in Italia dall'Ucraina nel 2016, a 63 anni compiuti: Mai mi sarei aspettata la guerra nel mio Paese. Il suo primo lavoro da badante è stato a Doganella di Ninfa, poi si è spostata a Latina centro, poi ancora a Borgo San Michele, a Borgo San Donato e ora di nuovo in centro a Latina. «Dio benedica l'Italia per tutto il bene che mi ha dato», commenta. La donna, che ora ha 69 anni, in questo periodo si sta prendendo cura di un'anziana. L'accudisce come fosse sua madre.
«La figlia della signora racconta Nadia è molto generosa e mi ha sempre aiutato. Ora ancora di più, con l'arrivo di mia figlia Irina e delle sue due figlie, Ana e Marena di 12 e 14 anni. Quando ha saputo che erano arrivate qui in città, lunedì sera, ospiti di una bravissima famiglia di Latina, la figlia della mia signora ci ha voluto invitare a casa sua per il pranzo di mercoledì. E' stato bellissimo, commovente, abbiamo pianto. Ho incontrato mia figlia, le mie nipoti e siamo potute stare insieme per tutta la giornata. La famiglia per la quale lavoro si sta dando da fare per mia figlia, cercando di risolvere pratiche burocratiche per l'assistenza sanitaria». «Irina è riuscita a scampare alle bombe, ma ora deve salvarsi combattendo contro il cancro. Ce la faremo insieme», afferma Nadia con il magone alla gola. Ha mille pensieri Nadia. Non è più giovane, fa la badante in terra straniera, il suo Paese è al massacro. Dopo le bombe all'aeroporto civile di Ivano-Frankivs'k, del 24 febbraio scorso, la città ucraina nelle ultime ore ha subito nuovi raid russi ed è stato distrutto anche l'aeroporto militare dove sono morti alcuni soldati ucraini. Sono notizie queste che Nadia non riesce a commentare se non attraverso il suo volto rigato dalle lacrime. «Mio figlio Yuri, colonnello militare, è in Ucraina. Sta difendendo il nostro Paese. Ho il terrore addosso, ma prego Dio di stargli vicino», dice Nadia. Il suo cuore batte forte, per Yuri, per Irina. Le uniche a strapparle un sorriso sono Ana e Marena che presto, a Latina, riprenderanno gli studi. Accolte con affetto dalla famiglia Zuliani-Camilletti, insieme alla loro madre, hanno già imparato a fare le fettuccine di cui vanno ghiotte, suonano il pianoforte e giocano con il cane e il gatto di casa. In fondo ai loro occhi si inizia a intravvedere la luce della speranza. La loro storia ha già conquistato numerose famiglie di Latina che in questa settimana si sono fatte avanti con iniziative solidali. L'esodo dei profughi ucraini è appena iniziato; serve una gara di altruismo. Sui siti internet dei Comuni pontini ci sono tutte le indicazioni utili per dare una mano al popolo ucraino. La Diocesi ha organizzato per il 20 marzo una domenica speciale per la raccolta di offerte. La Caritas e il Comune di Latina sono alla ricerca di disponibilità di posti letto per l'accoglienza dei profughi. Tra gli ultimi arrivi nel capoluogo, monitorati dai servizi sociali, si nota una donna in stato di gravidanza con al seguito i figli della sorella rimasta in Ucraina. Ora sono ospiti di connazionali, ma anche per loro serve la solidarietà della comunità di Latina.

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