Alta diagnostica, fallita la ditta capogruppo: l'altra ditta chiede mezzo milione al Comune

Alta diagnostica, fallita la ditta capogruppo: l'altra ditta chiede mezzo milione al Comune
di Andrea Apruzzese
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Giovedì 10 Giugno 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:09

Dopo il danno anche la beffa. Ora sull'Alta diagnostica arriva anche la causa per il Comune di Latina, da mezzo milione di euro. Sembra una storia senza fine, per il progetto, ormai decollato e in piena operatività presso l'ospedale Goretti. Ma la vicenda ha ora strascichi pesanti, figli di quella forte conflittualità tra ditte, emersa durante i lavori presso la ex falegnameria di viale XVIII Dicembre, il sito messo a disposizione dal Comune in comodato che avrebbe dovuto ospitare il centro secondo il progetto iniziale. Posizionato il centro al Goretti, l'ex falegnameria è stata ora data in comodato all'Università La Sapienza, che si occuperà dei lavori di ristrutturazione e vi realizzerà aule e laboratori.

Il Comune, in definitiva, si è tirato fuori dalla vicenda. Che però non è finita, perché una delle ditte mandanti ha fatto causa proprio al Comune, con atto di citazione del 19 febbraio 2020: è la Melillo Appalti, che era nell'Ati (associazione temporanea di impresa) aggiudicataria dell'appalto da 1.147.380 euro per la realizzazione del centro attraverso il recupero e ristrutturazione dell'immobile di viale XVIII Dicembre. Questa ditta ora avanza pretesa nei confronti del Comune di risarcimento da illegittima sospensione dei lavori e da errato pagamento del quarto sal (stato di avanzamento lavori) e di pagamento del quinto sal, dichiarando come valore della vertenza la somma di 490.675 euro.

Per questo il Comune nomina un consulente tecnico di parte, chiamato a giurare nella prossima udienza, prevista il 14 settembre.

Ma cosa era successo? Approvato nel 2015 il progetto redatto dall'architetto Alessandro Catani, e a lui affidata la direzione lavori, il contratto di appalto viene stipulato nel 2016 con l'ati composta dalla mandataria Sari e dalle mandanti Melillo Appalti e Fc Industrie. I lavori iniziano, subiscono diverse interruzioni, ci sono alcune varianti che portano i costi fino a 1.238.433 euro, fino ad arrivare alla data ultima di fine lavori il 19 ottobre 2017 senza che siano completati. Poi - questo è il dato principale - avviene il fallimento della mandataria capogruppo, la Sari, il 10 gennaio 2018. A quel punto il contratto viene sciolto a norma di legge. Il 30 marzo 2020 il collaudatore incaricato dal Comune consegna la sua lunga relazione che in 18 pagine ricostruisce quanto accaduto e certifica che «l'intervento non risulta collaudabile» e che i lavori eseguiti fino al 18 ottobre 2017 assommano a 844.413 euro, pari al 68,18% di quelli previsti, mentre i certificati di pagamento assommano a 899.630 euro. Ora la mandante Melillo chiede il risarcimento, ma con ogni probabilità il Comune opporrà il fatto che l'amministrazione per legge aveva rapporti solo con la mandataria. Che però è fallita.


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