Daniele, infermiere di Latina da Dolo al Goretti: un anno in prima linea

Daniele, infermiere di Latina da Dolo al Goretti: un anno in prima linea
di Francesca Balestrieri
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Domenica 21 Marzo 2021, 05:03 - Ultimo aggiornamento: 13:34

Quando è iniziata l'emergenza Covid 19, un anno fa, Daniele Cenci era un neolaureato in Scienze infermieristiche presso il polo pontino de La Sapienza. La discussione della tesi risale a novembre 2019, a marzo 2020 era già operativo in provincia di Venezia, uno dei luoghi più colpiti dalla pandemia, per svolgere il suo lavoro nel reparto Covid dell'ospedale di Dolo grazie ai bandi pubblicati per reperire personale di cui mai come in quel periodo c'era carenza e necessità.


«Non ci ho pensato neanche un attimo aveva raccontato Daniele un anno fa perché c'era bisogno di me e ho cercato di essere utile. E' stato un anno difficile, ma sono orgoglioso di quello che ho fatto». Per undici mesi, fino al 22 febbraio, Daniele ha lavorato nel centro Covid di Dolo, unico nella provincia di Venezia. «Quando sono arrivato c'erano in reparto 70 pazienti, durante l'estate siamo arrivati a 35 e ad agosto erano 16 i posti letto dedicati al Covid di cui occupati solo 3 o 4. Poi però, a settembre abbiamo iniziato a ricoverare tantissime persone, principalmente di ritorno dalla vacanze e la cosa che più mi ha colpito è stata l'età, erano tutti giovani, tra i 40 e i 50. Entravano con le loro gambe e dopo 3 giorni finivano intubati. E' un virus potente, non una semplice influenza come ho sentito spesso dire da chi non ha avuto modo di testare che cosa significa ammalarsi di una forma severa. A dicembre l'emergenza era ancora più drammatica di quella vissuta fino a quel momento. Non è stato facile. Noi operatori sanitari abbiamo fatto tamponi ogni 5 giorni, abbiamo indossato tutti i giorni dispositivi di sicurezza che non ti fanno neanche respirare e spesso tutto quello che abbiamo messo in campo non è bastato.

Mi hanno colpito soprattutto gli anziani. Quando il virus entrava nelle rsa, per molti di loro era la fine».


Un trasferimento in fretta e furia in una città sconosciuta e un lavoro sfiancante per un ragazzo di 23 anni. A gennaio è arrivato il contratto a tempo determinato per l'ospedale per il quale prestava servizio e poi la notizia della vittoria al concorso di Mestre per l'assunzione a tempo indeterminato per il quale dovrà iniziare a breve. Nel frattempo però Daniele ha chiesto il trasferimento nella sua città, Latina, nell'ospedale nel quale ha studiato e in cui ha svolto il tirocinio: «Quando ho saputo che al Goretti era uscita la manifestazione di interesse per l'emergenza, della durata di un anno, non ci ho pensato due volte. Dal 24 febbraio sono operativo nel reparto d'emergenza al secondo piano. La speranza è di poter rimanere».


In questo anno ha capito molte cose. «Il giusto modo di lavorare in questa emergenza è uno solo: fare squadra» racconta. «Nelle cure ci sono stati sicuramente dei cambiamenti e dei miglioramenti, ma - conclude - non possiamo dire che sia passata, la situazione è ancora critica». La foto con i segni della mascherina dopo un turno di lavoro che sta facendo il giro del web lo dimostra.

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