«A scuola va tutto bene? Macché, è un inferno, il Ministro venga al nostro posto per un giorno»

Vincenzo Lifranchi, dirigente del Grassi
di Francesca Balestrieri
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 05:06 - Ultimo aggiornamento: 10:49

 Spesso le famiglie si lamentano per l'organizzazione scolastica dovuta in particolare alle quarantene Covid e alle nuove norme, che in realtà cambiano spessissimo. Ma che cosa significa organizzare tutto affinchè la scuola possa continuare a funzionare? Lo abbiamo chiesto a due dirigenti scolastici, Vincenzo Lifranchi, del Liceo scientifico Grassi e a Cristina Martin dell'istituto comprensivo Emma Castelnuovo, due tra i più popolosi. Poche parole per riassumere quello che sta accadendo: Un inferno, dice la Martin, Un delirio, fa eco Lifranchi. Un dirigente scolastico, secondo quanto spiegano, non dirige più la scuola, ma è il punto di incontro tra scuola e Asl, un amministrativo fuori sede dell'azienda sanitaria locale, spiega Martin, Il problema è che il sistema è troppo macchinoso e siamo in forte difficoltà, afferma Lifranchi. Ma quali sono le incombenze giornaliere? Lavoriamo 7 giorni su 7 h 24, perchè cerchiamo di gestire tutto nel miglior modo possibile fronteggiando non solo le emergenze, ma anche le famiglie che spesso ci scrivono arrabbiate, afferma la dirigente della Castelnuovo. Su 10 genitori che ci scrivono o ci chiamano, 8 pensano di saperne più di noi dice il dirigente del liceo Grassi fanno riferimento a normative specifiche, dicendoci come secondo loro andrebbe applicata la normativa. A questo si aggiungono i casi particolari a cui cerchiamo sempre di trovare soluzione perché siamo e vogliamo continuare a essere una scuola accogliente, ma capisce che con 1.390 studenti la situazione diventa complicata da gestire. E purtroppo siamo arrivati al limite, non penso che reggeremo ancora a lungo.

Il sistema organizzativo dunque non funziona: Un problema già antecedente alla pandemia erano le supplenze, ora è tutto ampliato all'ennesima potenza. Siamo impossibilitati a coprire le classi. La notizia della preside che ha chiesto ai genitori di fare lezione, non mi lascia più di tanto sorpresa. Negli ultimi due anni hanno tolto l'opzione di alcuni docenti che davano la disponibilità a essere nel plesso nel giro di trenta minuti, questo non è più possibile e scorrendo le graduatorie, quasi esaurite tra l'altro, molti arrivano dalla Campania, come possono essere presenti a scuola entro mezz'ora? Impossibile. E la cosa grave è che neanche con le graduatorie di Messa a disposizione (Mad) riusciamo a coprire, capisce la difficoltà?, chiede la Martin. Noi siamo attualmente fortunati perché abbiamo molte classi in quarantena, ma i docenti sono tutti in presenza, già questa è una grande fortuna perché sarebbe impossibile da gestire, dice Lifranchi. Ma i problemi non finiscono qui, c'è infatti l'aspetto dei tracciamenti, E la complicazione del testing a tempo zero e la difficoltà della Asl a evadere tutte le richieste, che sono eccessive. Lunedì abbiamo anche avuto un incontro la referente dell'azienda e i numeri che ci ha illustrato sono imponenti. Significa che il T0 si potrà fare dopo almeno 5 giorni e il T5 dopo 10. Una situazione che già si era rivelata complicata per le sole medie, ora è il caos. A questo si aggiungono i provvedimenti di quarantena che non arrivano, ma io sono tenuta comunque a lasciare a casa le classi aspettando gli accertamenti. Altrimenti metterei a rischio tutti gli alunni. Stesso vale per le superiori: A volte ci troviamo noi a fare la namnesi degli studenti, le famiglie chiamano direttamente noi invece che il medico per capire se, essendo stati a contatto con un positivo, devono attivare la Did. Ovvio che deve essere fatto, ma deve esserci una richiesta da parte del medico. E non è compito nostro stabilire se il contatto è stato stretto, se sono passate o meno le 48 ore. Queste sono informazioni di tipo sanitario che non spetta a noi discutere. Eppure succede. Insomma una gestione complicata per tutti, sia per le scuole che per la stessa Asl. Martin fa un esempio: Stamattina ho avuto la comunicazione di tre casi Covid, ma l'informativa da parte della Asl ancora non arriva. E infatti arrivano la sera. A quel punto, anche alle 22, invio la mail e spesso le famiglie si arrabbiano perchè vorrebbero mandare a scuola i bambini che hanno già passato il Covid o chi è vaccinato, ma non posso deciderlo io, sono le regole nazionali che parlano. Le variabili da gestire sono dunque veramente troppe: Ci sono ad esempio, alcuni pediatri che non rilasciano il certificato se il bambino è stato assente per altri motivi non dipendenti dalla salute. Ho una bambina che è assente praticamente da due mesi perchè il medico rifiuta di compilare il certificato per il rientro, allora penso che ci vorrebbe un po' più di elasticità da parte di tutti, altrimenti non ne usciamo. Lifranchi chiede invece una pacificazione sociale: Le famiglie dovrebbero affidarsi alle scuole e fidarsi». Infine l'invito: Il Ministro continua a dire che va tutto bene, lo inviterei a venire un giorno al nostro posto, penso capirebbe che in realtà non è così.


Francesca Balestrieri
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