Aprilia, muore di Covid dopo il parto: il legale di Adriana Tanoni scrive al presidente Mattarella

Aprilia, muore di Covid dopo il parto: il legale di Adriana Tanoni scrive al presidente Mattarella
di Elena Ganelli
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Martedì 15 Febbraio 2022, 10:40

«Le scrivo per evitare che la vicenda legata alla morte di una giovane ragazza, madre di una bambina di due anni e di un neonato in fin di vita possa passare nella più totale indifferenza, con il rischio, assai concreto per il vero, che le indagini avviate a seguito della denuncia presentata dai famigliari della vittima, possano essere anzitempo archiviate, quasi la triste fine di questa giovane donna fosse percepita come uno dei tanti, troppi decessi che in questi ultimi anni stanno, purtroppo, funestando non solo il nostro Paese, ma il mondo intero». Con queste parole l'avvocato Sebastiano Russo, legale della famiglia di Adriana Tanoni la giovane di Aprilia deceduta presso l'Umberto I per Covid a conclusione di una via crucis tra strutture sanitarie durata settimane si rivolge al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lunga lettera con la quale sottolinea tutta la sua frustrazione per il totale stallo delle indagini che dovrebbero portare ad accertare le responsabilità per quella morte.


«La vicenda dell'assurda morte di questa ragazza scrive il legale - mi ha fatto comprendere Presidente che, purtroppo esistono diverse Italie inclusa quella in cui le richieste di aiuto finiscono per infrangersi in una chat di WhatsApp, perché quel medico a visitare il paziente non ci pensa proprio e predilige rapportarsi attraverso messaggi telefonici, solo e rigorosamente durante l'orario ambulatoriale. Perché la morte di Adriana rappresenta una tragedia che avrebbe potuto essere evitata. Si è deciso di concludere le indagini e di trasmettere, in tempi assolutamente record (circa sette giorni), il fascicolo ad un'altra Procura, quella di Latina, che poi quel fascicolo ha immediatamente restituito al mittente - scrive ancora il legale - senza aver neppure acquisito le informazioni dei famigliari. Da quello che ci risulta non è stata compiuta alcuna attività investigativa volta a rintracciare i sanitari che hanno di fatto impedito ad Adriana l'accesso al sistema sanitario e dunque la possibilità di essere adeguatamente assistita. Non risulta che sia stato nominato alcun consulente né che le cartelle cliniche siano state sequestrate; ci si domanda dunque come sia stato possibile, nell'arco di così pochi giorni, in assenza di tutte queste attività di indagine, giungere ad un convincimento di esclusione di responsabilità senza dubbio alcuno».

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