Cadde sulla passerella a Sabaudia, il gestore dovrà risarcire una donna di Sezze

Cadde sulla passerella a Sabaudia, il gestore dovrà risarcire una donna di Sezze
di Rita Cammarone
2 Minuti di Lettura
Domenica 25 Aprile 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 16:03

Aveva 36 anni e certo non poteva immaginare che dopo una giornata in spiaggia, tra le dune di Sabaudia e il promontorio del Circeo, la sua vita restasse segnata per sempre dai postumi di un brutto incidente sulla passarella di un noto stabilimento balneare. Dopo tredici anni dall'accaduto, la Corte d'appello di Roma sesta sezione civile le ha reso giustizia confermando la condanna inflitta dal Tribunale di Latina nel 2016 ai titolari del lido per un risarcimento danni di circa 23mila euro. Protagonista una donna di Sezze Romano, ora 50enne, che ha subito «gravi lesioni ed in particolare trauma contusivo del ginocchio destro con frattura del piatto tibiale esterno e lesione legamento crociato anteriore con una inabilità temporanea totale per 40 giorni, parziale al 50% per novanta giorni ed invalidità permanente nella misura del 10%».


Era il 6 luglio 2008 quando la giovane donna, nel risalire la scala-passerella di accesso allo stabilimento dalla strada del lungomare di Sabaudia, di ritorno dalla spiaggia, rovinò malamente a terra a causa del mal posizionamento di uno dei gradini della struttura. Dal gran dolore perse i sensi e fu immediatamente soccorsa e portata in ospedale a mezzo ambulanza. Pesante la prognosi per la frattura del ginocchio. Da qui la decisione di ricorrere alle vie legali, assistita dall'avvocatessa di Latina Arianna Tulli. «Apparve subito chiaro che la scalinata in legno fosse in pessime condizioni ricorda il legale di fiducia della donna e segnalammo il caso al Comune di Sabaudia.

L'ente ci rispose facendo presente che la manutenzione delle passerelle spettasse ai concessionari delle spiagge». La causa fu quindi portata avanti, sulla base della responsabilità delle cose date in custodia (in questo caso la passerella data in custodia dal Comune), contro i titolari del noto stabilimento balneare che a loro difesa, durante il processo a Latina, fecero testimoniare un operaio factotum con compito di controllare la passerella tutti i giorni e di rimettere a posto chiodi per evitare che qualcuno potesse farsi male.

Ma la testimonianza si rilevò un boomerang, dimostrando invece la carenza manutentiva della struttura. «Risulta così dimostrato si legge nella sentenza d'appello che le parti appellanti esercitavano un effettivo potere di fatto sulla passerella in questione, con conseguente obbligo di provvedere anche alla sua manutenzione». Questa una delle diverse ragioni che ha spinto la Corte a respingere la richiesta di riforma della sentenza del 2016, confermando l'ammontare del risarcimento, e condannando inoltre gli appellanti alle spese del secondo grado di giudizio per 5.532 euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA