Latina, il tesoro della criminalità: beni confiscati, il 60% ancora da assegnare

Latina, il tesoro della criminalità: beni confiscati, il 60% ancora da assegnare
di Elena Ganelli
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Lunedì 13 Settembre 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 10:29

Appartamenti, ville, garage, fabbricati industriali ma anche alberghi, pensioni, negozi e terreni sia agricoli che fabbricabili. E' il patrimonio sottratto alla criminalità organizzata e poi, attraverso un iter definito da una legge ad hoc, affidato agli enti locali o altre amministrazioni dello Stato affinché vengano riutilizzati rigorosamente con finalità sociali e ad uso della collettività.
In provincia di Latina a oggi sono complessivamente 478 gli immobili in gestione vale a dire quelli confiscati che, per diverse ragioni - l'iter giudiziario è ancora in corso oppure sono emerse criticità che bloccano le procedure - non sono ancora stati trasferiti.


Complessivamente ci sono 199 terreni agricoli sparsi per il territorio dell'intera provincia, 64 abitazioni indipendenti, 48 appartamenti in condominio, 32 box o garage, 24 magazzini e 12 ville. Ad ospitare il maggior numero di immobili sottratti alle organizzazioni criminali è il territorio del comune di Fondi con 155, segue Cisterna con 96, Latina con 50, Aprilia con 46, Formia con 45, Sabaudia con 22 e San Felice Circeo con 12 immobili. Questi beni quindi sono ancora sotto la gestione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati in attesa di essere consegnati al soggetto destinatario. I beni destinati, invece, sono quelli per i quali le procedure sono giunte al termine e dunque è stato possibile procedere alla destinazione, sia per finalità istituzionali sia per finalità sociali. Questo non significa necessariamente che questi beni siano stati anche riutilizzati. Molti beni infatti, anche dopo la destinazione e il trasferimento ai Comuni, rimangono ancora privi di destinazione.
In provincia di Latina sono complessivamente 210 e a fare la parte del leone è Sabaudia che ne ospita 48 seguita da Fondi con 35, Latina con 26, Gaeta con 21, Formia con 12, Minturno con 8, Cisterna e San Felice Circeo con 5 immobili ciascuno e Aprilia con 4. Proprio nel capoluogo pontino il 18 agosto scorso c'è stata la consegna del terreno di via Goya - bene confiscato nel 2010 alla criminalità il cui uso è stato concesso all'amministrazione comunale e all'istituto San Benedetto - alla società che dovrà occuparsi della sua riqualificazione attraverso il recupero delle essenze arboree la cui manutenzione sarà affidata agli studenti.

Pochi mesi prima il Comune capoluogo aveva acquisito altri sette immobili confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta in particolare di tre villette appartenute al clan Ciarelli ubicate in via Andromeda e in via Plutone nel quartiere Pantanaccio, di un terreno a Borgo Podgora che sarà utilizzato per scopi istituzionali e sociali, di carattere agricolo. Sono invece destinati a scopi sociali per rispondere alle esigenze dell'emergenza abitativa e l'attuazione di progetti sociali culturali le due unità abitative ubicate in viale Nervi e in via Romagnoli. Ma nell'elenco dei beni sottoposti a sequestro da parte dell'autorità giudiziaria finiscono anche le aziende per le quali la procedura prevede che, una volta che questa vengono sottratte al circuito criminale vengano poi immesse in un percorso di legalità attraverso una gestione affidata agli amministratori giudiziari.


In provincia di Latina a oggi sono 16 le aziende già destinate: 5 si trovano nel capoluogo pontino, 4 a Fondi, 3 a Priverno e una ciascuno a Aprilia, Formia, Gaeta e Minturno. Il percorso per far ripartire le attività in questo caso p molto più accidentato perché un'azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria, molto spesso, finisce in liquidazione oppure in fallimento. La legalità, infatti, ha un costo che molto spesso non consente di essere competitivi sul mercato o, peggio ancora, diventa impossibile mettere in piedi un'attività legale. E' accaduto a Fondi dove nel 2018 il commercialista nominato amministratore di una azienda del Mof dei D'Alterio sottoposta a sequestro dopo pochi mesi ha deciso di arrendersi dopo avere constatato l'impossibilità di lavorare. Nessuna ditta di autotrasporto si era resa disponibile per il trasporto della merce.

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