«A scuola non si può ancora parlare liberamente di sesso», parlano gli ex alunni del Grassi oggi in politica

«A scuola non si può ancora parlare liberamente di sesso», parlano gli ex alunni del Grassi oggi in politica
di Francesca Balestrieri
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Venerdì 29 Aprile 2022, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 15:58

LE REAZIONI
Sta scatenando molte polemiche quello che è accaduto martedì presso il liceo scientifico G.B. Grassi di Latina. Fa discutere lo stop all'assemblea sull'educazione sessuale e sentimentale, poi trasformata in un rinvio. Fa discutere non solo i ragazzi e non solo la scuola interessata. Fa discutere anche la politica e soprattutto i consiglieri comunali più giovani. Guardacaso escono tutti dal Liceo Grassi, probabilmente perché la scuola di via Padre Sant'Agostino è da anni una fucina di ragazzi che si mettono in gioco e che partecipano attivamente al dibattito cittadino, politico e sociale.
Il preside ha assicurtato che l'assemblea verrà riprogrammata e che i ragazzi verranno aiutati anche nell'organizzazione. A dire il vero avevano fatto un buon lavoro già da soli, chiamando esperti ma anche chi parla il loro stesso linguaggio, chi fa divulgazione mettendosi in gioco con le proprie esperienze e anche con i propri problemi o le proprie patologie come l'endometriosi o la vulvodinia.


Tra i primi a commentare c'è Stefano Vanzini, vice segretario comunale dem e uno dei referenti dell'associazione Taboola rasa che era stato chiamato a partecipare: «Di sessualità i ragazzi hanno bisogno di parlare, con esperti e tra loro; in libertà, per parlare di sé, del proprio corpo e del rapporto con gli altri. Ne avrebbero bisogno già molto prima delle superiori, durante il periodo delle scuole medie. Introdurre l'educazione sessuale stabilmente nelle scuole è una battaglia di civiltà. Serve perché, anche se qualcuno non vuole parlarne, il sesso fa parte delle nostre vite e oggi, a fine aprile 2022, di sesso ancora non si può parlare liberamente, e di protezioni anche meno». Con una considerazione finale: «Non vi nascondo che ero anche molto emozionato di tornare in quella che fu la mia scuola».


«E' accaduto anche a me durante il quarto anno al liceo Grassi - spiega la consigliera comunale Valeria Campagna - con la professoressa avevamo ideato un progetto di educazione sessuale e consapevolezza con il supporto di psicologi, ma anche in questo caso ci furono polemiche e alcuni ragazzi non hanno partecipato perchè i genitori non diedero l'autorizzazione. Passano gli anni ma a quanto pare le problematiche no. I temi della sessualità e della consapevolezza dovrebbero essere imprescindibili nella formazione e invece sono completamente assenti, non al Grassi ma nel sistema scolastico in generale.

Anzi, a maggior ragione, non essendoci un quadro chiaro, andrebbero sostenute tutte le attività del genere con l'obiettivo di diminuire i taboo anche culturali che ci sono sulla sessualità e aumentare la consapevolezza. Tra l'altro l'accesso a qualsiasi tipo di informazione il ragazzo voglia si trova facilmente su internet e allora perchè non parlarne in un ambiente protetto come la scuola? Qual è la paura?».


Una domanda che si pone anche il consigliere comunale Leonardo Majocchi (nella foto), anche lui studente del Grassi: «Si fa purtroppo ancora difficoltà a inserire questi temi nell'istituzione scolastica, era successo anche a noi 5 anni fa con le stesse modalità. Invitammo a parlare l'Arcigay Latina e i genitori minacciarono perfino di adire le vie legali. Il problema è di tipo culturale e inoltre c'è una grande disparità tra genitore e studente, i primi hanno alla fine sempre l'ultima parola, ma se quella disparità non viene colmata, da ognuno di noi, in ogni ambito, viene meno anche il tessuto culturale della città. Ancora una volta, in questa occasione, si è venuto meno al rispetto dei diritti comunque riconosciuti degli studenti. Inaccettabile. Ognuno si assuma le sue responsabilità», conclude Majocchi.


«Ricordo i tempi in cui anche io frequentavo quella scuola, paradossalmente però in quei tempi ricordo più libertà a parlare di questi temi e a lasciare spazio alle idee degli studenti. Non è stato compreso che i ragazzi hanno bisogno di autonomia, di decidere e di organizzare e anche, perché no, di sbagliare dice il consigliere comunale Andrea Chiarato Sono solidale con questi ragazzi che hanno vissuto in due anni tutto il possibile, dalla pandemia, alla crisi economica, alla guerra. Ora stanno cercando di riprendere in mano la loro vita e ben vengano questi incontri sulla sessualità che in Italia, forse per nostra tradizione, sono sempre visiti sotto una cattiva luce, cosa che invece non accade nel resto del mondo. Proprio oggi parlando con il consigliere Tommaso Malandruccolo perchè Andrea Chiarato, di Fratelli d'Italia, ci tiene a sottolineare che quando si parla di giovani non esistono colori politici - si è pensato di fare richiesta per un consiglio comunale monotematico portando anche una mozione. E' necessaria una revisione culturale e deve partire da chi è al vertice».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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