Concorsi truccati alla Asl: nei telefonini le prove della corruzione

Concorsi truccati alla Asl: nei telefonini le prove della corruzione
di Marco Cusumano
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Sabato 3 Luglio 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 08:51

Durante le indagini sul concorso truccato alla Asl di Latina, la polizia ha analizzato a fondo diversi telefoni cellulari dai quali sono emersi elementi fondamentali per lo sviluppo dell'inchiesta. Il 31 marzo scorso, negli uffici del Commissariato di Gaeta, furono analizzati i telefoni di due candidati favoriti da Claudio Moscardelli e Claudio Rainone, entrambi arrestati per corruzione. Si tratta di Giuseppe Tomao, presidente del consiglio comunale di Minturno (che si è poi dimesso dall'incarico) e Matteo Di Domenico, figlio Pina Rosato, la presidente del Consiglio comunale di Gaeta.


Gli investigatori sottolineano la reazione della Rosato, dopo aver saputo dell'indagine sul figlio. «Giuseppina Rosato - scrivono i magistrati - appena venuta a conoscenza delle procedure investigative e penali avviate a carico del figlio contattava subito Claudio Moscardelli il quale a sua volta, dopo aver pronunciato qualche esternazione di disappunto e preoccupazione (...ma solo loro due? Roba da matti, mamma mia) si attiva immediatamente per garantire ai due ragazzi la dovuta assistenza legale consigliando il nome di due avvocati».
IL DIALOGO
Durante una telefonata del 31 marzo, Moscardelli e Rosato, fanno il punto della situazione e i toni sono notevolmente allarmati da quanto stava accadendo.
Rosato spiega a Moscardelli che la polizia sta analizzando il telefono del figlio: «Per una procedura concorsuale la Procura ha dato ordine di indagare su queste persone (...) Vogliono visionargli il telefono, l'avvocato mi ha detto aspetta che arrivo perché tutto quello che vedono adesso non è poi utilizzabile... C'è un tecnico che è stato inviato dalla Procura che deva fare tutto sto lavoro, però gli scaricano tutto capito? Tutte le immagini, tutti i whatsapp, tutte le cose così... Poi prendono quello che interessa loro, non lo so che devono vedere...».
La Procura invece sa benissimo cosa cercare: le chat con le quali Rainone anticipò le domande del concorso al ragazzo che doveva sostenere l'orale il giorno successivo. E in effetti quelle chat furono trovate e acquisite.
Moscardelli ascolta in silenzio le parole della Rosato, fino a quando lei commenta l'indagine: «Guarda caso dentro ci stanno Matteo e Peppe Tomao». Moscardelli chiede: «Ma solo loro due?». «Sì hai capito?» risponde lei. E Moscardelli commenta: «Ma roba da matti», e lei aggiunge: «Poi non è vero che è la politica, non è vero... cioè è un attacco, capito».
Il figlio però non sembra preoccupato secondo quanto riferisce la Rosato: «Matteo sta tranquillo, perché con la coscienza sta tranquillo... lui dice mamma non ho fatto niente».
Gli investigatori spiegano il quadro: «La donna dice che Matteo è tranquillo, pensava che lo avessero convocato per una denuncia fatta da una signora questa estate. Gli interlocutori (Moscardelli e Rosato) si chiedono perché abbiano indagato solo loro due e al riguardo la Rosato dice che non sa se ci sono altri indagati, ma la denuncia parte dal concorso da 70 posti e poi sono andati ad approfondire quello precedente. Claudio Moscardelli invita la donna ad andare da lui nel pomeriggio».
TRACCE DA ELIMINARE
L'indagine si basa anche su una serie di chat acquisite dagli investigatori. Le modalità di comunicazione istantanea favoriscono scambi di informazioni e richieste molto più rapidi delle telefonate. Secondo l'accusa gli indagati tentano di cancellare le tracce eliminando le chat più compromettenti, come quella tra Rainone e Tomao cancellata alle ore 20,58 del 7 ottobre 2020, il giorno prima dell'esame. La chat con le domande che sarebbero state poste il giorno successivo.
Marco Cusumano
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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