Schettino, la procura vuole chiedere 20 anni «Io non ero distratto»

Schettino, la procura vuole chiedere 20 anni «Io non ero distratto»
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Mercoledì 3 Dicembre 2014, 07:50
IL PROCESSO
La sua verità l'ha raccontata ieri, per sette ore, davanti ai giudici del tribunale di Grosseto. Ma la testimonianza di Francesco Schettino, l'ex comandante della Costa Concordia sul banco degli imputati per il naufragio all'isola del Giglio costato la vita a trentadue passeggeri, continuerà anche oggi per cercare di fare piena luce su quanto accadde quella tragica notte del 13 gennaio 2012. Tante, ancora, le domande per lui. Troppe le risposte che servono per chiudere il cerchio su quel naufragio e arrivare alle arringhe, alle requisitorie e alla sentenza, prevista per gennaio. Per lui la Procura è intenzionata a chiedere almeno 20 anni di carcere, come ha precisato il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, che ha depositato agli atti del processo un video girato quella notte dai vigili del fuoco in cui si vede il comandante aspettare in giacca e cravatta una scialuppa mentre a bordo c'erano ancora persone. Una “prova”, secondo l'accusa, di abbandono della nave da parte del suo comandante prima che si rovesciasse, un video che dimostrerebbe che lui non è mai scivolato dalla nave come aveva raccontato.
«TRE PICCIONI CON UNA FAVA»

Schettino ha parlato comunque a lungo sia dell'inchino all'Isola del Giglio che degli ufficiali che erano sulla plancia con lui. Ha raccontato che con l'inchino voleva prendere «tre piccioni con una fava», ovvero «fare un favore al comandante in pensione, con casa sull'isola, Antonio Palombo, al maitre della nave, Antonio Tievoli e ottenere un risultato di “utilità commerciale”, per far contenti gli ospiti a bordo». L'ex comandante ha poi spiegato che «la navigazione sotto costa si è sempre effettuata», per questo non aveva obbligo di informare l'armatore e non lo fece. Schettino ha poi negato di essersi avvicinato all'Isola del Giglio per fare colpo sulla hostess moldava Domnica Cemortan, che era nella plancia di comando al momento dell'impatto insieme ad altri. Può capitare – secondo quanto ha riferito- che gruppi di passeggeri, al massimo 12 alla volta, siano ospitati lì per osservare la navigazione e le operazioni di governo della nave, anche se mai sotto costa, ed ha precisato che la direzione commerciale per queste esperienze faceva pagare 50-60 euro. Nel ricostruire l'impatto sullo scoglio, Schettino ha garantito di non essersi distratto ma di essere stato tratto in inganno dal «mutismo generale». Dopo due errori del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin nell'accostata al Giglio, Schettino non pensò di sostituirlo perché non immaginava fossero così vicini all'isola. Ma «non avevo con me mica una scolaresca» ha detto rivolto agli ufficiali in plancia della Concordia
LA DISTRAZIONE

Non si sarebbe distratto neppure quando ricordò al comandante in seconda di mettere il timone manuale mentre la nave procedeva a 15 nodi e mezzo verso l'isola. «Gli dicevo timone a mano e lui capisce... Era un reminding», ha aggiunto. Se poi dire «timone a mano» poteva generare distrazione nell'ufficiale di guardia, «lui doveva essere in grado di manifestarlo». «Non si creda che io non abbia tormento per questa stupidata». In realtà, ha detto Schettino, «la nave era fuori rotta per motivi di tempo, di quattro minuti. Se non avessi visto quella benedetta schiuma, chi parlava in plancia? Il mutismo generale mi ha tratto in inganno». Per questo «o siamo dei kamikaze, o avevano tutti paura di parlare, o un ufficiale mi ha detto una bugia e la carta nautica era sbagliata. Oppure avevamo preso un sottomarino!» ha scherzato. Ma «vedere ci vedevo bene» ha concluso, ricordando di essere sempre risultato idoneo al comando.
Silvia Pasquini
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