Mosca, contromossa di Putin per “salvare” l'amico oligarca

Mosca, contromossa di Putin per “salvare” l'amico oligarca
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Mercoledì 24 Settembre 2014, 05:54
IL CASO
MOSCA Le contromisure al congelamento dei beni degli oligarchi federali all'estero sono già pronte. Il deputato Vladimir Ponevezhskij del partito “Russia Unita” vicino al Cremlino ha presentato ieri alla Duma un progetto di legge per ottenere compensazioni monetarie in caso di “violazione dei diritti”. In estrema sintesi, un tribunale federale potrebbe rifarsi nei confronti di uno Stato straniero che ha bloccato le proprietà dei magnati entrati nella lista nera degli occidentali. Da marzo sono decine i “Paperoni” russi che hanno visto i loro beni messi in pericolo a causa della crisi ucraina. In Italia sono stati appena sequestrati ville, alberghi e quote societarie – per un valore stimato in 30 milioni di euro - ad Arkadi Rotenberg, imprenditore amico del presidente Vladimir Putin. La notizia, arrivata nel tardo pomeriggio di ieri a Mosca, ha creato non pochi malumori. «
«NON POSSEGGO QUEI VALORI»

E' sorprendente – ha dichiarato il finanziere pietroburghese – che in questo caso siano stati toccati beni che non sono compresi all'interno dell'elenco di quelli sanzionabili. In esso vi sono conti e valori immobiliari che io non posseggo in Italia. Ancora una volta ciò dimostra tutta l'illegittimità e la assurdità della situazione». I siti web dei quotidiani economici “Vedomosti” e “Kommersant” danno ampio risalto al sequestro nella Penisola, non aggiungendo, però, una singola riga di commento o analisi. Il quotidiano “Moskovskij Komsomolets” ipotizza che Rotenberg non abbia fatto a tempo a mettere le sue proprietà al riparo, usando la solita pratica dei “beneficiari”. Le sanzioni dell'Ue sono state infatti annunciate da poco tempo ed immediata è stata la loro entrata in vigore. In precedenza, a maggio, scrive “Mk”, Arkady ed il fratello Boris (anch'egli magnate di successo) hanno venduto le azioni di una filiale lettone della loro banca, la Smp, a residenti locali. Il deputato Ponevezhskij non ha escluso che l'imprenditore amico del presidente Putin possa beneficiare della sua legge una volta approvata.
SCONTRO SUL PROVVEDIMENTO

Il governo federale non è, però, d'accordo sulla bozza presentata, poiché essa prevede che il budget statale sia garante nei confronti di chi ha subito un torto all'estero. Servono soluzioni diverse che certamente in aula verranno trovate. Le sanzioni occidentali stanno, intanto, provocando sconquassi nel mondo degli affari. La Mechel – la maggiore società russa del carbone che dà lavoro a 70mila persone - è sull'orlo del fallimento. Soltanto ieri ha perso il 35% del suo valore alla Borsa di Mosca. Da inizio anno le sue azioni segnano -74%. Le banche Vtb e Sberbank non sono disponibili a ristrutturare il debito della Mechel, pari a 9 miliardi di dollari. Il presidente Putin ha già avvertito che il sostegno dello Stato non sarà garantito alle compagnie che sono state male amministrate. Anche il colosso petrolifero Rosneft ha la necessità di rifinanziarsi al più presto. I miliardi da trovare saranno una cinquantina, sostengono gli esperti. La chiusura dei mercati occidentali ai russi è la causa principale di questa situazione rischiosa che potrebbe portare a fallimenti a catena. I nodi stanno venendo al pettine. L'influente ex ministro delle Finanze Aleksej Kudrin prevede lunghi anni di stagnazione, provocata soprattutto dal «non aver fatto in tempo le riforme e non aver elaborato un nuovo modello economico».
Giuseppe D'Amato
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