LA PISTA ALTERNATIVA
Vent'anni dopo, proprio in questi giorni, è arrivata anche una ricostruzione alternativa. Al posto di Marta Russo, in quella mattina, doveva morire una ragazza messinese di 26 anni, iscritta al terzo anno fuori corso di Giurisprudenza. Il delitto, quindi, sarebbe stato premeditato e ci sarebbe stata addirittura la mano della mafia. La tesi è di Vittorio Pezzuto, giornalista e scrittore, che ha pubblicato a sue spese (nessun editore lo ha preso in carico) un libro dal titolo provocatorio: «Di sicuro c'è solo che è morta». L'autore racconta una verità molto lontana da quella venuta fuori dal processo. La ragazza messinese, iscritta all'università a Roma, è la figlia di un imprenditore che denunciò per estorsione alcuni mafiosi che gli avevano tolto tutto, impossessandosi di due supermercati. Lo sparo, secondo questa teoria, sarebbe stato una vendetta trasversale nei confronti dell'uomo. La giovane siciliana parlò dei suoi sospetti ai magistrati romani in una deposizione del 1° luglio 1997. La ragazza, a quanto pare, era confondibile con Marta Russo: stessa carnagione chiara, stessa lunghezza e stesso colore dei capelli, altezza e corporatura simili. Ma i pubblici ministeri che seguivano l'inchiesta a piazzale Clodio non ritennero fondata la pista alternativa. La giovane e il padre, a quel punto, si rivolsero alla Procura di Messina. «I boss ci hanno rintracciato anche a Roma - disse l'universitaria - Per l'agguato potrebbero aver scelto il vialetto dove quasi ogni giorno facevo lo stesso tragitto di Marta». Il verbale fu inviato alla Procura di Roma ma venne archiviato.