«Attenzione». È questa la parola chiave indicata dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel suo discorso di apertura all'In & Aut Festival - Inclusione & Autismo, la tre giorni dedicata dell'inclusione sociale e al lavoro delle persone con autismo alla Fabbrica del Vapore di Milano e che si concluderà domenica.
L'«attenzione» a cui fa riferimento la presidente del Senato è quella che andrebbe rivolta ai bisogni delle persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico. Ancora: è la stessa attenzione che andrebbe rivolta alle famiglie, troppo spesso lasciate sole e impotenti a far fronte alle esigenze di questi figli «speciali». Il discorso della presidente Casellati è un appello e allo stesso tempo un monito: «Lo Stato e le sue istituzioni hanno il dovere di occuparsi del mondo dell'autismo».
Un mondo sempre più popolato. In Italia si stima che le persone con autismo siano oltre 600mila. «E purtroppo aumentano ogni anno di più», riferisce Casellati. «Un bambino su 77 oggi presenta un disturbo dello spettro autistico: numeri che si fanno ancora più terribili e angosciosi se si pensa che le disabilità intellettive non sono patologie omogenee. Ogni forma è diversa dall'altra. Ogni caso richiede strumenti diagnostici specifici, percorsi riabilitativi particolari, aiuti e sostegni personalizzati».
IL TERRIBILE CALVARIO
Nella realtà tutto questo per le famiglie si traduce in un calvario di visite e consulti non sempre lineari, di terapie e prescrizioni non sempre adeguate.
Da un lato quindi servono insegnanti, «valorizzando quei docenti che del sostegno hanno fatto una vocazione», sottolinea Casellati; dall'altro lato servono «percorsi di formazione-lavoro e di inclusione concreta, in grado di migliorare la qualità della vita, costruire un futuro diverso da quello di assistiti perenni e non abbandonarli al proprio destino». Del resto l'inserimento nel mondo del lavoro è proprio uno degli obiettivi principali di quella «lobby dei buoni» che mira a creare il progetto di In & Aut Festival. Ma questa grande lobby, per funzionare, deve coinvolgere più attori possibili: oltre alle persone e alle associazioni, si richiede la partecipazione delle istituzioni e delle imprese. «Solo quando lo Stato avrà potenziato il sistema di risposta pubblica alle esigenze educative, sanitarie e sociali dei fragili, lo Stato potrà dire di aver compiuto fino in il nostro dovere», conclude Casellati.
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