Incassi dei musei spariti, impiegata di Minturno condannata a risarcire 95mila euro

Incassi dei musei spariti, impiegata di Minturno condannata a risarcire 95mila euro
di Mirko Macaro
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Mercoledì 18 Agosto 2021, 11:34

Si era appropriata degli incassi dei musei archeologici di Formia e Sperlonga, decine di migliaia di euro mensili che maneggiava in qualità di agente contabile delegato dal Mibac, per poi finire agli arresti domiciliari. Ora, dopo una sentenza penale che in primo grado l'ha giudicata colpevole del reato di peculato, una dipendente ministeriale è stata condannata anche dalla Corte dei conti: dovrà risarcire al Polo museale del Lazio una somma che sfiora i 95mila euro.

IL GIALLO
Gli ammanchi presso i musei in questione emersero a livello formale in seguito a una denuncia presentata nel dicembre del 2018 dai vertici del Polo museale. Nell'occasione, la Procura di Latina venne informata del mancato versamento alla tesoreria provinciale dello Stato degli introiti relativi ai biglietti d'ingresso venduti a Formia e Sperlonga, riferibili a un periodo compreso tra il primo aprile e il 20 dicembre del 2018. All'esito del controllo amministrativo, si quantificò la cifra distratta in circa 91mila 300 euro. I riflettori vennero subito puntati sull'agente contabile incaricato, all'epoca dei fatti la 60enne Vera Di Carlo. Un'impiegata di Minturno che, nell'ambito delle indagini condotte dalla Compagnia della guardia di finanza di Fondi, e coordinate dal sostituto procuratore Valentina Giammaria, nel novembre del 2019 venne anche posta ai domiciliari.
IL DEMONE DEL GIOCO
Una storia che ha sullo sfondo il demone della ludopatia. Secondo quanto emerso durante il processo penale, per gli inquirenti il denaro sparito era stato utilizzato dalla dipendente del Ministero per i beni e le attività culturali nel tentativo di far fronte a una grave condizione debitoria. E, nello specifico, a un fiume di uscite provocate dalle perdite di gioco. La difesa, tra l'altro, aveva sostenuto che la donna in quel periodo non fosse capace di intendere e volere proprio per la sua condizione di vittima del gioco d'azzardo patologico, tesi comunque non accolta dai giudici. Che, anzi, in quella sede hanno condannato in primo grado la donna a due anni e otto mesi di reclusione. I RISARCIMENTI È dei giorni scorsi, invece, la condanna inflitta dalla Corte dei conti: respingendo le istanze avanzate dalla difesa, i magistrati contabili del Lazio hanno deciso che l'imputata dovrà pagare al Polo museale regionale 91.352 euro a titolo di pregiudizio patrimoniale diretto, oltre che 3400 euro a titolo di danno da disservizio, in quanto per svolgere l'attività di verifica sul giallo dei soldi spariti l'amministrazione di appartenenza ha dovuto distogliere dalle loro mansioni due funzionari.
Mirko Macaro
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