Serena, rischiano cinque testimoni: segnalati alla Procura

Serena, rischiano cinque testimoni: segnalati alla Procura
di Vincenzo Caramadre e Pierfederico Pernarella
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Domenica 17 Luglio 2022, 12:15

Il processo sull'omicidio di Serena Mollicone sostanzialmente era fondato su indizi e tutti dovevano collimare perché la tesi dell'accusa reggesse. Così, alla luce della sentenza di assoluzione per insufficienza di prove, non è stato. Alla prova dell'aula tanti degli elementi che avevano portato a processo l'ex maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Anna Maria e i due carabinieri, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, non sono stati confermati, quando non persino smentiti. Un ruolo fondamentale nel dibattimento lo hanno avuto i testimoni. C'è stato chi si è contraddetto, chi è stato reticente, chi ancora si è trincerato dietro un muro di non ricordo. Il tempo trascorso, 21 anni, potrebbe aver fatto dimenticare dettagli utili, così come la confusione e la sciatteria delle prime indagini hanno compromesso la ricerca di elementi utili. Qualcuno ha volutamente mentito nonostante fosse sotto giuramento? La sorella di Serena, Consuelo, e lo zio Antonio, dopo la sentenza che lascia senza colpevoli il delitto della ragazza, non hanno esitato a denunciare l'omertà di chi ha testimoniato in aula, ma anche di coloro che sapevano e sanno e per tutti questi anni sono rimasti in silenzio.


GLI ATTI
Ora potrebbero esserci altri strascichi giudiziari nei confronti di alcuni testimoni, cinque in tutto. Gli atti delle loro dichiarazioni in aula sono stati trasmessi gli atti in procura per falsa testimonianza. Cosa rischiano ora che è stata emessa sentenza di assoluzione per tutti gli imputati? A decidere se aprire singoli fascicoli nei loro confronti sarà la procura.
Su tutte c'è la posizione di un amico di Marco, il quale nel corso di una delle prime udienza affermò: «La mattina del primo giugno 2001 ero in piazza ad Arce con Marco Mottola». L'uomo dal 2001, sentito dagli investigatori, aveva sempre sostenuto di non ricordare cosa avesse fatto la mattina del 1° giugno di vent'anni prima, giorno della scomparsa di Serena. Ma nel corso dell'udienza, invece, rispondendo alle domande dell'avvocato di parte civile Dario De Santis (che assiste la famiglia Mollicone) e del pm Beatrice Siravo ha riferito che si trovava «in piazza, con il motorino, assieme a Marco Mottola». Una circostanza che di fatto forniva un alibi al figlio dell'ex maresciallo. Il cambio di versione sul quale non è passato inosservato alla Corte. Tant'è che il presidente Massimo Capurso ha chiesto al testimone: «Ci dica come ha maturato questo cambio di versione, qualcuno le ha riferito informazioni?». Gli atti di questa testimonianza sono stati inviati in Procura così come quelli di altre quattro persone chiamate a riferire in aula.
ILARIA
E dopo la sentenza è arrivato anche l'appello di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto nel 2009 dopo essere stato pestato in una caserma: «A coloro che stanno cercando la verità sull'assassinio di Serena dico con tutto il cuore: non mollate mai e non smettete mai di credere nella Giustizia anche se il prezzo che state pagando sarà altissimo, ma già lo sapete. Non so se augurarvi di fare la mia vita ma non si può dimenticare ciò che è stato fatto alla vostra bellissima ragazza. Siamo tutti condannati. Tutti noi». Poi rivolgendosi alla famiglia di Serena Mollicone, Ilaria Cucchi aggiunge: «Un altro nome che evoca giustizia. Anzi ingiustizia».
Vincenzo Caramadre
Pierfederico Pernarella
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