«Ho fatto la guerra, il Covid è peggio: felice di vaccinarmi»

«Ho fatto la guerra, il Covid è peggio: felice di vaccinarmi»
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Lunedì 22 Marzo 2021, 05:01
LA STORIA
Ha 99 anni Adeodato Mancini, il reduce di guerra della provincia di Latina che il giorno di Pasqua si vaccinerà. Non ha paura, anzi: per lui il vaccino vuol dire speranza, quella di tornare ad avere la vita che conduceva prima del Covid-19. «È peggio il Covid della guerra racconta perché ti costringe a stare fermo e per chi come me è abituato ad essere al fronte, fa salire il nervoso. In guerra, almeno, eri sul campo ed eri artefice di ciò che accadeva». In effetti, la vita di Adeodato è stata tutto fuorché piatta. È nato a Norma nel 1922 ed ha lavorato come pastore, fino a quando non è stato chiamato alle armi ed è partito per l'addestramento. È stato in nord Africa e in Egitto, assegnato alla controaerea, e si occupava di contrastare gli attacchi aerei britannici e americani. Nel 1942 si è ritirato verso la Tunisia, che ha raggiunto dall'Egitto a piedi o tramite mezzi di fortuna. «Il segreto dei miei 99 anni racconta ancora è che nella mia vita ho camminato tanto». Lì è stato catturato dai francesi che lo hanno consegnato a britannici e inglesi ed è iniziata per lui la prigionia, dove lui ha collaborato con gli inglesi. Secondo quanto racconta il nipote, Paolo Mancini, è stato rinchiuso in grosse gabbie, ma aveva la possibilità di raccogliere il ferro e lavorare per gli inglesi, percependo uno stipendio. «Peccato, però, che quando è tornato in patria gli inglesi gli avrebbero girato lo stipendio sul conto corrente della repubblica italiana. Lui quei soldi non li ha mai visti racconta il nipote nonostante sia stato al fronte ed abbia combattuto una guerra, catturato e lasciato allo sbando. Si è ritrovato senza una lira, con in tasca solamente la medaglia da reduce di guerra che conserva cara ancora oggi».
Quella medaglia, però, gli è servita a vincere il concorso e a diventare ferroviere grazie ai posti riservati appunto ai reduci. Da Norma è stato mandato a Tufette, frazione di Sermoneta, e si è trasferito nelle case davanti alla stazione di Latina Scalo, dove vive ancora adesso. Si è sposato, ha avuto tre figli e oggi quattro nipoti, la sua gioia più grande da quando la moglie non c'è più. Ma poi è arrivato il Covid, che l'ha costretto in casa. «Non ho paura della morte racconta Adeodato ma non ho digerito le conseguenze della pandemia. Ho sempre camminato tantissimo: avevo l'orto, zappavo la terra e vedevo i miei nipoti. Ma poi con il virus e tutti i decreti ho dovuto rinunciare a tutto questo ed è sopraggiunto un forte dolore alle gambe». Fermarsi improvvisamente ha infatti causato al 99enne alcune infezioni, tanto che ora fatica a camminare come prima. Per un lungo periodo è rimasto solo in casa e le uniche visite che riceveva erano quelle dei parenti che gli portavano medicine e beni di prima necessità. «Dopo quello che ho passato non mi spaventa il Covid e non mi spaventa il vaccino: ho avuto l'enterocolite in Africa e la dissenteria perché pativamo la fame quando se arrivava un pasto al giorno era anche tanto e bevevamo acqua mischiata con benzina - conclude -. Ogni anno mi vaccino contro l'influenza e il giorno di Pasqua farò con lo stesso spirito anche il vaccino contro il Covid sperando che, chissà, grazie a questo possa tornare la vita di prima».
Bianca Francavilla
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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