I familiari di Serena Mollicone: «Aspettiamo giustizia»

I familiari di Serena Mollicone: «Aspettiamo giustizia»
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 3 Luglio 2022, 09:05

 Giallo di Arce, domani - lunedì 4 luglio - i pubblici ministeri Beatrice Siravo e Carmen Fusco termineranno la requisitoria con le richieste finali alla corte d'assise presieduta dal giudice Massimo Capurso. C'è attesa tra gli imputati (Franco, Marco, Anna Maria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale), ma anche tra i familiari di Serena Mollicone. Lo zio Antonio, fratello di Guglielmo, venerdì al termine dell'udienza si detto «soddisfatto come cittadino e come familiare» del lavoro svolto dalla procura. Ieri ha parlato la cugine di Serena, Gaia Fraioli. Poche, ma toccanti parole. «Il 15 luglio (giorno della sentenza, ndr) tutta la brava gente sarà con noi, tutte le persone oneste saranno con Serena, tutte le persone buone avranno nei pensieri zio Guglielmo. Il 15 Luglio sta arrivando e noi stiamo aspettando Giustizia per Serena».

Parole che testimoniano come ci sia una fervida attesa, dopo 14 mesi di processo, 46 udienze, 137 testimoni ascoltati e soprattutto a 21 anni dall'omicidio. Venerdì scorso il pm Sirano ha parlato, con un pausa di 45 minuti, dalle 10.30 fino alle 17.15. Sono stati ripercorsi tutti i passaggi chiave delle indagini che, dopo la riapertura del caso, nel gennaio 2016, hanno portato al processo tre componenti della famiglia Mottola e due carabinieri in servizio ad Arce nel 2001, quando fu assassinata Serena. Gli elementi affrontati sono stati: la porta come arma del delitto; i depistaggi dell'ex maresciallo Mottola; le singole responsabilità nel delitto, per la procura «ad uccidere Serena è stato Marco Mottola»; il movente (il litigio tra Marco e Serena iniziato davanti ad un bar e proseguito in caserma dove la 18enne era andata a riprendersi i libri lasciati nell'auto); le complicità dei genitori.
LA MOSCA
Domani si riprenderà da un aspetto decisivo: la sviluppo delle larve di mosca verde sui vestiti di Serena che dimostrerebbe che la morte è avvenuta nel primo pomeriggio del primo giugno 2001. Per arrivare a tale conclusione la procura si è affidata alla professoressa Paola Magni che ha studiato le larve sui vestiti dal momento in cui i vestiti sono stati inseriti nella cella frigorifera intorno alle 17.30 del pomeriggio del 3 giugno. Ma lo studio è stato contestato dal medico-legale Giorgio Bolino (difesa Mottola) perché non si avrebbe certezza dell'ora in cui i vestiti siano stati conservati ed anche perché non sarebbe apparsa, nelle ore indicate dalla scienza, la macchia verde putrefattiva sul corpo della studentessa.
Vincenzo Caramadre
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