Kobane, i raid rallentano l'avanzata Isis

Kobane, i raid rallentano l'avanzata Isis
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Giovedì 9 Ottobre 2014, 05:50
LA GUERRA
«Stanno indietreggiando». Per la prima volta dopo tanti giorni, ieri mattina da Kobane era arrivata una notizia positiva. Una ong, l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, dava l'annuncio di un arretramento dell'Isis, che aveva accusato il colpo dopo gli ultimi bombardamenti aerei compiuti dagli americani e dai loro alleati. Una quarantina di jihadisti morti e un po' di respiro per i combattenti curdi asserragliati nella città sotto assedio. Ma poi, nel corso della giornata, quell'ottimismo si è presto dimostrato una parentesi all'interno di una battaglia che - tutti lo danno per scontato - i curdi sono destinati a perdere.
«FACCIAMO CIÒ CHE POSSIAMO»

A Washington lo hanno detto chiaramente: «Stiamo facendo tutto ciò possiamo» ha dovuto ammettere il portavoce del Pentagono John Kirby, ma i raid aerei «non basteranno a salvare la città». E infatti in serata il bollettino di guerra riferiva di un nuovo progresso degli estremisti islamici: la bandiera nera del sedicente Califfato ora sventola in un quartiere in più, nella zona Nord della città. Le perdite subite per le incursioni dell'aviazione occidentale sono state compensate dai rinforzi giunti da Raqqa e dagli altri centri sotto il controllo dell'Isis.
LA CASA BIANCA

I peshmerga e gli altri gruppi paramilitari curdi restano da soli a combattere sul terreno, mentre dall'altra parte del confino siriano il potente esercito della Turchia rimane a guardare senza intervenire. Una situazione che sta provocando l'irritazione di Washington. La Casa Bianca - ha rivelato ieri il quotidiano statunitense New York Times - si dice «costernata da quelle che definisce le scuse della Turchia per non agire con maggiore intensità dal punto di vista militare». La coalizione guidata dagli Usa, con i voli di ricognizione e con i raid sul Nord della Siria, ha di fatto già imposto la no-fly zone richiesta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan come una delle condizioni per intervenire in territorio siriano.
LA RICHIESTA

Ma le questioni che ancora dividono Ankara da Washington sono altre, in particolare la richiesta turca di creare una zona-cuscinetto tra i due paesi. Il presidente francese Francois Hollande si è detto favorevole oggi in una conversazione telefonica con Erdogan. Il segretario di Stato John Kerry ha detto che una eventuale decisione potrebbe essere presa solo dopo «un esame molto attento» della situazione. Ma la Casa Bianca ha precisato che «al momento non è allo studio». Intanto ad Ankara, Istanbul e in altre città della Turchia continuano gli scontri tra polizia e manifestanti curdi scesi in piazza per protestare contro il mancato intervento militare in Siria, dove i curdi sono assediati dagli uomini dello Stato Islamico. Il bilancio è di 21 morti e decine di feriti.
ALLARME NEL REGNO UNITO

È stato sventato il primo attacco collegato all'Isis sul suolo britannico. È quanto si legge su Daily Telegraph e Daily Mail, secondo cui uno dei 4 arrestati martedì a Londra in una operazione antiterrorismo sarebbe un ex jihadista che ha combattuto in Siria e di recente era tornato nel Regno Unito. Le indagini di Scotland Yard riguardano anche la possibilità che i quattro stessero organizzando una esecuzione simile alle decapitazioni dei miliziani dell'Isis sui prigionieri occidentali finiti nelle loro mani.
Luigi Fantoni
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