Zanetti: «Salari a Roma, una soluzione non solo per la Capitale, ma è finita l’epoca dei premi a pioggia»

Zanetti: «Salari a Roma, una soluzione non solo per la Capitale, ma è finita l’epoca dei premi a pioggia»
di Michele Di Branco
3 Minuti di Lettura
- Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 00:05
«Mi sembra che la prudenza del commissario Tronca nella concessione di questi soldi sia molto saggia, anzi giudicherei inopportuna una mossa contraria». Enrico Zanetti prende una posizione molto chiara sulla questione del salario accessorio. Secondo il sottosegretario all’Economia, e leader di scelta Civica, la vicenda che riguarda Roma è il paradigma di una problema che va oltre la Capitale.


<MC>Sottosegretario, qual è la sua opinione sulla situazione che si è venuta a creare?
</MC>«Io credo che la situazione nella quale si trova Tronca sia oggettivamente difficile in quanto è chiamato ad operare scelte che implicano una valutazione politica. Un elemento che esula dalla sua responsabilità di commissario».

<MC>Come pensa che dovrebbe comportarsi?
</MC>«Ritengo sia corretto che cerchi una soluzione in collaborazione con il ministero dell’Economia e nelle prossime ore il dossier sarà sul tavolo del ministro Padoan. Dobbiamo muoverci in tempi rapidi per sciogliere questo nodo che però, mi lasci dire, va ben oltre Roma e riguarda tutto il pubblico impiego».

<MC>A cosa si riferisce?
</MC>«Mi riferisco al fatto che in questi anni il principio ispiratore dei premi di risultato è stato tradito e sostituito con una logica secondo la quale questi soldi sono stati distribuiti a tutti indiscriminatamente. E questo andazzo deve finire. Anche per questioni di salute del bilancio pubblico. È un fatto fuori discussione che la spesa pubblica in Italia sia cresciuta in maniera più veloce che in passato anche a causa dei meccanismi deleteri di concessione del salario accessorio».

<MC>In che modo dovrebbero cambiare le cose?
</MC>«Voglio ricordare che la riforma della Pa offre già i primi strumenti responsabilizzando i dirigenti, ma questo sappiamo che ancora non basta. Bisogna introdurre criteri di valutazione più seri prevedendo in partenza che i premi non potranno gratificare, ad esempio, più dell’80% degli statali, mentre oggi va a finire che la remunerazione finisce in tasca ad una pluralità indistinta di persone. Dare tutto a tutti non è giusto nei confronti di chi si distingue nella Pa».
 
<MC>Non c’è il rischio di mandare un segnale negativo nei confronti del pubblico impiego?
</MC>«Al contrario, io credo che sia interesse dei lavoratori del pubblico impiego che ci sia una sana competizione tra le varie amministrazioni le quali oggi, incassando i medesimi premi, non hanno neppure lo stimolo a guardare oltre se stesse per imparare da quelle più meritevoli come migliorare la propria produttività».

<MC>L’eventuale a mancata assegnazione dei premi, a Roma o altrove, può risolversi in un ulteriore taglio nei confronti del comparto statale?
</MC>«No, assolutamente. Voglio essere chiaro su questo punto: i premi non distribuiti dovrebbero essere utilizzati per sostenere finanziariamente il rinnovo dei contratti garantendo così i giusti aumenti salariali dopo questi lunghi anni in cui la negoziazione è stata congelata».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA