Yara, basta perizie: verdetto vicino per Bossetti

Yara, basta perizie: verdetto vicino per Bossetti
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Venerdì 22 Aprile 2016, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 13:19
dal nostro inviato Claudia Guasco
BERGAMO - Poco prima delle cinque del pomeriggio si capisce che direzione prende il processo. La Corte d’Assise decide che le cinque perizie chieste dai difensori di Massimo Bossetti sono «superflue», che il centinaio di testimoni sfilati davanti alla corte, le migliaia di pagine redatte dagli esperti e le immagini delle telecamere possono bastare. Insomma, che gli elementi raccolti sono sufficienti per stabilire se il carpentiere di Mapello sia o no l’assassino di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre dalla palestra di Brembate e ritrovata morta tre mesi dopo in un campo di stoppie. Il 13 maggio la pm Letizia Ruggeri chiederà la condanna all’ergastolo, a metà giugno arriverà la sentenza.

«SONO INNOCENTE»
La fase dibattimentale si chiude così, senza ulteriori concessioni sulle prove messe in fila. «Ma è evidente che in questo processo le zone d’ombra sono ancora tantissime», affermano gli avvocati del muratore, Claudio Salvagni e Paolo Camporini. Il no dei giudici non viene interpretato come un anticipo di condanna nei confronti del loro assistito. «Semmai è una presa di coscienza del dubbio. Bossetti è comunque fiducioso. Spera e crede che la verità, prima o poi, venga a galla». Lui ha sempre ribadito la sua innocenza: «Non ho mai visto nè conosciuto Yara. Tutti mentono, io no». Per dimostrarlo, la difesa ha contrattaccato sui punti che la pm Ruggeri ritiene granitici: il dna di Bossetti sui legging e sugli slip di Yara, le 29 fibre trovate sul furgone del muratore compatibili con quelle sugli abiti della ginnasta per forma, composizione, proporzione dei quattro colori, le microsfere ricondotte a materiale per l’edilizia isolate sotto le scarpe, i video del Daily che gira attorno alla palestra la sera della morte di Yara. Nuove perizie sono ritenute «supeflue» dal giudice Antonella Bertoja e in particolare sul dna - la ”pistola fumante” dell’accusa - «non è decisivo ogni ulteriore accertamento».

CHI E’ IGNOTO 1?
Massimo Bossetti, in maglione lilla, resta silenzioso e impassibile come sempre. Il verdetto si avvicina, per la giuria le carte in tavola bastano per decidere il destino del muratore di Mapello. A cominciare dal dna, il vero punto cruciale del processo. Per i difensori dell’imputato c’è una palese incongruenza: il dna mitocondriale (che identifica la linea di ascendenza materna) non corrisponde a quello dell’imputato e anche il dna nucleare - nella traccia mista di Yara e di Ignoto 1 classificata come 31G20 - presenta «numerosi problemi». Ma per la Procura non vi è incertezza: la traccia mista è stata analizzata con 52 marcatori, quando ne bastano 13; per l’esame sono stati usati fino a sette kit diversi; la possibilità di errore è una su 20 miliardi; l’eventualità di una contaminazione è esclusa. Il dna di Ignoto 1 è stato isolato 71 volte su 15 tracce ed è uguale a quello di Massimo Bossetti. «C’è corrispondenza perfetta», dice il genetista Carlo Previderè, secondo il quale Ester Arzuffi è la madre di Ignoto 1 al 99,9999%. «Potrebbe essere scovata un’altra persona con il dna di Ignoto 1, in pratica il suo gemello biologico, se ci fossero 330 milioni di miliardi di pianeti popolati di 7 miliardi di abitanti com’è la terra». In pratica, è impossibile.

 
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